La settimana folle della Francia vista dalla stampa estera

La settimana folle della Francia vista dalla stampa estera
La settimana folle della Francia vista dalla stampa estera
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Cari lettori, cari lettori,

Basta ridere. Questa settimana è difficile trovare sulla stampa estera uno di questi gustosi articoli che siamo soliti presentarvi qui. La situazione è grave e solenne: la grandissima vittoria del Raggruppamento Nazionale, domenica 9 giugno, alle elezioni europee, e lo scioglimento a sorpresa dell’Assemblea deciso subito da Emmanuel Macron hanno scioccato la stampa internazionale. Se non fosse per il patetico episodio del colpo di forza di Eric Ciotti a Les Républicains (il colpo di grazia, dovremmo dire), i corrispondenti esteri in Francia non hanno cuore di ridere più di noi.

“La crisi politica si sta trasformando in una farsa”, così lamentava il Financial Times, Mercoledì, il giorno dopo la manifestazione del leader della LR, e prima che si chiudesse nei locali del suo partito e ne venisse escluso – una decisione finalmente invalidata dai tribunali venerdì sera, e che lascia presagire giorni ancora più confusi. “Le scene sorprendenti osservate fuori dagli uffici chiusi a chiave [de LR] fanno eco al disordine che ha attanagliato la politica francese”, e in particolare dalla destra tradizionale, osservata da parte sua Il guardiano. Ancora sulla stampa britannica, e questa volta su Macron, molto conservatrice Lo spettatore ironizza questa settimana sulla scelta del presidente francese, al quale dedica la prima pagina: “Petulanza, panico e teatralità” di un monarca presidenziale determinato a “mettere in gioco” Il futuro del suo Paese è legato al lancio di una monetina, osa il settimanale.

Il registro delle grate finisce qui. Del resto, nel corso di questa settimana, la stampa estera si è concentrata soprattutto sulle motivazioni di Emmanuel Macron, sulle conseguenze di questa dissoluzione in Francia e, in definitiva, in Europa, e sul possibile arrivo al potere dell’estrema destra. E il minimo che possiamo dire è che i risultati, nel complesso, non sono favorevoli.

Anais Ginori, in La Repubblica, evoca così “un calcolo machiavellico e poco invidiabile” del presidente francese. “Umiliato dal trionfo dell’estrema destra alle elezioni europee, ha deciso di uscire dall’impasse in cui si è trovato. E lanciarsi una sfida pericolosa di cui nessuno conosce l’esito, nemmeno lui”. La sua scommessa? All’angolo i vertici della RN “con un blitz: appena tre settimane per conquistare Matignon. E se andranno davvero a governare dovranno scontrarsi con la realtà del potere, con un Paese indebitato, con regole europee difficili da aggirare, come ha notato Giorgia Meloni”.

In Germania Stefan Kornelius fa quasi la stessa osservazione e denuncia “una politica ad alto rischio e molto imprudente”. “Emmanuel Macron si comporta come se una catastrofe naturale avesse colpito la Francia, come se fosse in gioco il destino della Repubblica dopo le elezioni europee”. Ma nulla lo obbligava a farlo, ritiene il capo del servizio politico Zeitung della Germania meridionale. «È infatti innanzitutto la sua decisione a mettere all’ordine del giorno le sorti del Paese. Il presidente ha preso molte decisioni impulsive in passato, ma questa potrebbe rivelarsi fatale”. Un articolo che abbiamo tradotto e che potete trovare qui.

Un altro articolo inedito tradotto dal tedesco che trovate sul nostro sito, l’analisi di Tages-Anzeiger sul clima elettrico che regna oggi in Francia. Un’eccitazione singolare si è impadronita della Francia, della sua società civile e della sua scena politica. L’intero paese è ora elettrificato. E, salvo illusione ottica, questa dinamica sembra rivoltarsi contro il presidente e la sua famiglia politica. scrive il quotidiano svizzero.

Affrettando le elezioni, Emmanuel Macron sperava di superare tutti i suoi avversari e destabilizzare ancora una volta la scena politica. Ciò ha parzialmente successo a destra, dove i repubblicani sono oggi minacciati di implosione; stessa cosa a Reconquête, dove l’alleanza tra Éric Zemmour e Marion Maréchal non ha resistito all’appello ad unirsi alla RN. Nella sua stessa famiglia politica, il presidente francese non è immune al desiderio di emancipazione di Édouard Philippe.

Il tiro invece manca sulla sinistra. Lontani dall’implosione auspicata dal campo presidenziale, i francesi se ne sono andati “sembra buono”, giudice El País. “Il loro accordo su un programma comune e singole candidature è un successo che complicherà l’obiettivo di Macron di attrarre i moderati”. Per i media svizzeri clicca, Questo Il “Nuovo Fronte Popolare” “restituirà l’orgoglio ad attivisti ed elettori”.

Il presidente non solo “perde la calma”, come è ancora scritto Zeitung della Germania meridionale,potrebbe anche aver accelerato la caduta del suo campo, suggerisce Tages-Anzeiger : “Macron ovviamente sperava che i suoi avversari non avessero il tempo di organizzarsi prima delle elezioni – soprattutto la sinistra. Si sbagliava gravemente. L’alleanza della sinistra impedirà ai candidati del Rinascimento di raggiungere il secondo turno in molti collegi elettorali”.

A meno che anche lì le cose non si complichino. “Il Nuovo Fronte Popolare comincia a incrinarsi”ha deriso il sito conservatore El Español, Sabato 15 giugno, dopo l’“epurazione” operata tra i candidati nominati da La France insoumise. Segno che la sinistra resta fragile.

Cosa dobbiamo aspettarci il 7 luglio dopo il secondo turno? Quale impatto sulla costruzione europea? Ogni giorno sul nostro sito seguiremo da vicino le conseguenze del voto del 9 giugno. Report, analisi, rassegne stampa… il punto di vista della stampa estera sulla Francia è più prezioso che mai.

Buona lettura comunque.

—Claire Carrard

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