tante incognite e rare certezze per le proiezioni nelle 577 circoscrizioni

tante incognite e rare certezze per le proiezioni nelle 577 circoscrizioni
tante incognite e rare certezze per le proiezioni nelle 577 circoscrizioni
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La vita politica francese è entrata in un periodo di incertezza senza precedenti dopo l’annuncio dello scioglimento da parte del capo dello Stato, Emmanuel Macron, domenica 9 giugno. I primi effetti della ricomposizione partitica prima delle elezioni legislative anticipate, previste per il 30 giugno e il 7 luglio, e la minaccia posta dall’estrema destra, rendono le previsioni più difficili che mai dall’inizio della Ve Repubblica. Le incognite sono numerose, importanti, a volte contraddittorie, sia che si tratti di alleanze, del profilo dei candidati, del loro numero, dei livelli di partecipazione e dell’andamento di una campagna del tutto improvvisata.

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La prima delle difficoltà, inerente alla modalità di voto, è evidente: anche se la campagna è nazionale, con l’impegno in prima linea dei leader di ogni schieramento, compreso il Capo dello Stato, sono 577 i voti diversi che avere luogo. Il semplice trasferimento del risultato delle elezioni europee del 9 giugno – turno unico con 38 liste – a quello delle elezioni legislative dà quindi solo un’indicazione molto generale.

Non che la sede del partito si aspetti voti radicalmente diversi tra gli elettori che sono andati a votare – in particolare per la RN –, ma piuttosto perché probabilmente l’elettorato non sarà esattamente lo stesso, né guidato dalle stesse motivazioni. Emmanuel Macron può ben saperlo: se avesse vinto nettamente le elezioni presidenziali del 2022 (58,5% dei voti contro il 41,5% di Marine Le Pen), non sarebbe riuscito a ottenere, nel processo, la maggioranza assoluta l’Assemblea nazionale.

L’intensità delle elezioni presidenziali

La seconda difficoltà nasce dal livello di partecipazione, uno dei punti più delicati da prevedere per gli istituti di sondaggio. L’analisi del comportamento elettorale su un lungo periodo mostra che la popolazione elettorale è divisa in tre categorie principali. Nel 2022, ad esempio, il 16% degli elettori, ovvero quasi otto milioni di persone, non aveva partecipato a nessuna delle quattro elezioni dell’anno (due turni per le presidenziali, due turni per le legislative). Dall’altro lato dello spettro dei cittadini, il 36,4% degli iscritti ha partecipato a tutti e quattro i turni. Tra i due lo sono il 47% degli iscritti “elettori intermittenti”, secondo la qualificazione dell’Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici, che costituiscono pertanto obiettivi prioritari di mobilitazione per i partiti e i loro candidati. Sapendo che la popolazione elettorale è aumentata di 500.000 persone rispetto al 2022 a causa del cambiamento demografico del Paese.

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