Un anno dopo essere sfuggiti a un controllo doganale al casello del pedaggio del viadotto di Millau, due uomini sono stati ritrovati la settimana scorsa nella regione parigina. Saranno processati il 13 dicembre davanti al tribunale di Rodez.
Questa è un'indagine a lungo termine. Tutto è iniziato quasi un anno fa, il 24 novembre 2023 esattamente. Quel giorno, un martedì, i doganieri di Millau si posizionavano come al solito all'uscita del casello del viadotto di Millau, in direzione Sud-Nord della A75. Due auto attirano la loro attenzione: tornano dalla Spagna, si susseguono con un solo autista a bordo e una viene noleggiata… Gli ufficiali hanno il naso cavo: è decisamente un “vai veloce”. Quando dicono agli autisti di fermarsi, accelerano e fuggono a tutta velocità.
Il DNA “corrisponde” a Bondy a Seine-Saint-Denis
Lasciano la A75, per le strade nazionali. Ne ritroveremo la traccia solo decine di chilometri più in là, nella Lozère. Alla fine verrà ritrovato un veicolo danneggiato. A bordo non c'è nessuno, a parte 43 kg di cannabis.
Le indagini ed i prelievi del DNA sono stati eseguiti rapidamente. Si sono “incontrati” diverse settimane dopo con un padre nato nel 1982, che vive nella periferia di Parigi. A Bondy più precisamente a Seine-Saint-Denis, resa famosa per aver visto crescere un certo Kylian Mbappé. Il padre di famiglia non ha mai lasciato la sua “città”. Ed è già noto per casi di droga, dalla sua fedina penale risulta una condanna a cinque anni di carcere all'inizio degli anni 2000 per traffico. Gli investigatori lo intercettano per saperne qualcosa di più. Apprendiamo che sta attraversando un momento difficile, che a volte vaga per le strade di Parigi come un senzatetto dopo che suo fratello minore è stato ucciso in quello che sembra essere un regolamento di conti anche lui sullo sfondo della tratta.
La polizia ha scoperto anche l'identità del secondo conducente, un uomo che vive anche lui a Bondy. Non è noto ai tribunali. Entrambi sono stati arrestati la settimana scorsa. Dovranno rispondere di “andare veloce” davanti al tribunale di Rodez il 13 dicembre, alle 14:00.
“Sono minacciato”
Nel frattempo il padre è stato rinchiuso nel centro di detenzione di Druelle. Il suo aiutante è stato posto sotto controllo giudiziario. «Non c'entra niente», ha assicurato il primo durante le udienze davanti ai giudici, al termine delle quali ha chiesto tempo per preparare la sua difesa. E per fornire già una spiegazione dei fatti: “Da quando è stato ucciso il mio fratellino, sono stato continuamente minacciato da ragazzi conosciuti e riconosciuti di Seine-Saint-Denis.
Prima del viaggio di ritorno in Spagna volevano aggredire l'altro mio fratello, l'unico che mi è rimasto. L'ho mandato in Algeria per proteggerlo ma, in cambio, sono stato costretto a fare questo viaggio senza sapere che c'era di mezzo la droga e non avevo scelta. Non era più vivibile, seguivano mio figlio anche sui campi di calcio…”
Entrambi rischiano fino a dieci anni di carcere.