La Marcia del Pride ha riunito più di 350 persone a Guéret sotto l’arcobaleno della diversità

La Marcia del Pride ha riunito più di 350 persone a Guéret sotto l’arcobaleno della diversità
La Marcia del Pride ha riunito più di 350 persone a Guéret sotto l’arcobaleno della diversità
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Più di 350 persone hanno marciato sabato 8 giugno a Guéret in occasione della quarta Marcia del Pride organizzata dall’associazione LGBTQIA+ Creuse. Una marcia che è allo stesso tempo protestante e festosa nei colori della diversità, della tolleranza e dell’uguaglianza.

La pioggia è rimasta sospesa sabato pomeriggio ma un immenso arcobaleno ha brillato su Guéret! Tre anni dopo la primissima Marcia del Pride del Limousin organizzata dall’associazione LGBTQIA+ Creuse, l’evento ha riunito ancora una volta tutti i colori dell’arcobaleno delle sessualità e dei generi.

Più di 350 persone si sono unite al corteo che ha camminato (o meglio ballato! guidato da un carro scatenato e una Djette) dal giardino della Senatorerie passando per Place Bonnyaud fino alla Quincaillerie dove la giornata si è conclusa con uno spettacolo di Drag e un palco all’aperto.

4° Marcia del Pride a Guéret: affinché l’invisibile possa risplendere

Diritti alla libertà degli orientamenti sessuali e delle identità di genere, all’uguaglianza, a “essere una famiglia”, a fare l’amore, a non essere stigmatizzati, la Marcia del Pride è un momento privilegiato di ascolto per la comunità LGBTQIA+, molte delle quali soffrono ancora della “invisibilità” imposta loro da una società “normata”.

Bandiere palestinesi, disegni di angurie

e gli slogan “Stop al genocidio” erano presenti anche in questa marcia che vuole soprattutto esprimere l’aspirazione di tutti a vivere in pace e libertà, protetti dagli stessi diritti.

Durante la prima Intifada (1987-1993), il governo israeliano vietò agli agricoltori palestinesi di sventolare la loro bandiera. L’anguria, i cui colori rosso, nero, bianco e verde richiamano quelli della bandiera palestinese, è diventata un simbolo di resistenza.

Foto: Bruno Barlier 

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