Romain V., l'imputato venuto sei volte dai Pelicots in cerca di “connessione sociale”

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Gisèle Pelicot, all'uscita del tribunale di Avignone, il 6 novembre 2024. CHRISTOPHE SIMON/AFP

Quando è nato nel 1961, Romain V. si chiamava Jean-Marie, come suo padre. Ha cambiato nome nel 2013 perché non sopportava più quello di quest'uomo che aveva reso la sua infanzia un incubo senza fine. Dovremmo anche iniziare col dire che suo padre forse non è solo suo padre, ma anche suo fratello: secondo una sorella di Romain V., quest'ultimo sarebbe infatti figlio del nonno, che sarebbe andato a letto con la madre. Questo per quanto riguarda le fondamenta di un'esistenza in cui tutto ciò che poteva andare storto è andato storto.

Dinanzi al tribunale penale di Vaucluse, martedì 5 e mercoledì 6 novembre, questo imputato, un magrolino di 63 anni, ha descritto un'infanzia fatta di lavori domestici, umiliazioni e abusi, vissuta nel terrore permanente di un padre violento e di una madre complice . Da adulto sperimenterà un fugace desiderio di paternità; giudicherà meglio non avere figli, “per paura di riprodurre il modello familiare”.

Sul banco dei testimoni, Romain V. ha raccontato anche lo stupro subito da bambino da uno sconosciuto («In un campo, allora [qu’il cherchait] erba per conigli ») e il ricorrente contatto sessuale con un prete, amico di famiglia, nella casa dei genitori, dove rimase fino alla maggiore età, “non un altro giorno”.

“Oceano di abomini”

Ciò che seguì non fu certo più felice. Il suo matrimonio, all'età di 20 anni, durò solo tre mesi, il tempo in cui sua moglie incontrò un altro uomo mentre era via per il servizio militare. La sua malattia professionale, “la malattia del carrellista”lo ha reso disoccupato nel 2011 e da allora vive con l'assegno per adulti disabili. Il suo viaggio lo ha reso un uomo fragile, chiuso in se stesso, solo. Ha pianto per tutta la storia della sua vita, presentata al bar dall'investigatrice della personalità, la quale lei stessa ha confidato di non aver mai incontrato nella sua carriera un imputato che avesse accumulato così tante disgrazie.

L’elenco delle accuse contro Romain V. è lungo: è uno dei quattro recidivi del caso, che si è recato a Mazan sei volte – da parte sua tra dicembre 2019 e giugno 2020. Circostanza aggravante a prima vista: è sieropositivo dal 2004 – cosa che non ha detto a Dominique Pelicot – e non ha mai indossato il preservativo durante le numerose penetrazioni imposte a Gisèle Pelicot, per la quale apprenderlo ha costituito, secondo i suoi avvocati, “un punto culminante in questo oceano di abominio”.

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