La vittoria di Donald Trump e la sconfitta di Kamala Harris alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti hanno fatto emergere le divisioni della sinistra su questioni internazionali, ma anche nazionali. Ovviamente desiderosa di mantenere il controllo della vicenda, La France insoumise (LFI) è stata la prima a reagire, mercoledì 6 novembre, vedendo nel fallimento del posizionamento moderato del candidato democratico una convalida della sua linea « radicale » rivolto a sinistra «Molle»nelle parole di Antoine Léaument, deputato della LFI per l'Essonne.
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Per le truppe melenchoniste, il ritorno del candidato repubblicano alla Casa Bianca ne è la prova implacabile “Solo una sinistra radicale e popolare” Potevo “vincere contro l’estrema destra”ha sostenuto LFI in un comunicato stampa. “Non possiamo mobilitare il popolo su una linea neoliberista e senza rotture sociali e geopolitiche”il coordinatore del movimento Manuel Bompard ha dettagliato su X. Un riferimento a Kamala Harris, mentre in campagna elettorale la candidata del centrosinistra veniva trattata come una “comunista”E « pure marxiste » di Donald Trump, due mandati interdittivi oltre Atlantico.
“Le elezioni americane non possono essere vinte più a sinistra: questo era il limite di Bernie Sanders”corregge il politologo Philippe Marlière, riferendosi a questa figura della sinistra radicale americana, che tentò senza successo di ottenere la nomination democratica per le elezioni presidenziali del 2016 contro Hillary Clinton.
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Spinto da un viscerale anti-atlantismo, il leader dei “ribelli”, Jean-Luc Mélenchon, esercitava la “confusionismo”prosegue il politologo, mettendo sullo stesso piano democratico e repubblicano. “Gli Usa non potevano scegliere la sinistra: non ce n’era”ha reagito il tre volte candidato alle presidenziali, dopo la vittoria di Trump mercoledì mattina. Due giorni prima aveva stimato che i due contendenti alla Casa Bianca fossero “simile ma non identico”evocando le loro posizioni sul conflitto israelo-palestinese o il loro sostegno “capitalismo”. “Il male minore è sempre il male”ha concluso, pur ammettendo che avrebbe votato «Harris» se avesse vissuto in a «stato oscillante» (“Stati pivot”).
Questione di aiuti all'Ucraina
LFI cerca così di prendere l'iniziativa, mentre la questione degli aiuti all'Ucraina o del rafforzamento della difesa europea dovrebbe tornare nel dibattito pubblico. Su questi due temi il movimento rischia di andare controcorrente. “Potrebbe essere molto complicato per Mélenchon”ritiene il politologo Rémi Lefebvre. Euroscettico, LFI ha sempre virato sulla guerra con la Russia, sostenendolo “pace” e chiedendo a “conferenza sui confini”, un modo per chiamare in causa quelli ucraini.
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