25 anni di regno del re Mohammed VI sotto il microscopio del Senato Pubblico – Telquel.ma

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ll documentario si apre con una scena significativa: la morte di Hassan II nel 1999 e l’ascesa al trono del re Mohammed VI, allora 36enne. I primi anni di regno vengono analizzati dal punto di vista della rottura simbolica con l’era del padre. Il giovane re, all’epoca poco conosciuto dal grande pubblico, decise presto di imporsi attraverso uno stile di governo radicalmente diverso, basato sulla “prossimità” e il “caramella”dove Hassan II incarnava il“autorità” e il “distanza”.

Il re Mohammed VI si rivela”moderno, più vicino al popolo, presente nei momenti della vita quotidiana che rompono con le rigidità del protocollo monarchico”.

Per Derai e Darmon questa rottura non si limita all’immagine, ma si estende alla gestione del potere, che Mohammed VI auspica di più “consensuale”. A differenza del“autoritarismo” di suo padre, ha introdotto a “forma di governo basata sul consenso popolare”anche se sempre incorniciato da a “monarchia esecutiva”con lui al centro delle decisioni. Il documentario sottolinea che il re si ispira, in questo approccio, in parte a suo nonno, Mohammed V, e non a suo padre.

Riforme sociali

Una delle sezioni centrali del documentario è dedicata alle grandi riforme sociali intraprese dal re Mohammed VI, in particolare quelle riguardanti i diritti delle donne. Nel 2004, la riforma della Moudawana, che ha concesso nuovi diritti alle donne, è stata vista come una riforma “svolta storica”.

Il re Mohammed VI è ritratto come un monarca risolutamente riformista, desideroso di cambiare la società marocchina tenendo conto delle sensibilità culturali e religiose. Il documentario mette così in luce la “gli sforzi del re per modernizzare le leggi a favore delle donne”ma evidenzia anche il “Limiti e resistenze a queste riforme”in particolare “all’interno delle correnti conservatrici del Paese”.

Infatti, nonostante la riforma della Moudawana, le donne marocchine continuano ad affrontare disuguaglianze. Queste riforme, anche se audaci all’epoca, sembrano oggi “incompleto”incitando Mohammed VI a “favorire un nuovo dibattito su un aggiornamento del Codice della famiglia”.

Un re costruttore

Il documentario affronta poi uno degli aspetti più emblematici del regno del re Mohammed VI: la modernizzazione economica del Marocco. Appena salito al potere, il re ha intrapreso una profonda trasformazione del panorama economico del Paese, avviando enormi progetti infrastrutturali e modernizzando settori strategici. Sotto il suo regno, il Marocco divenne un “hub economico regionale”che collega l’Europa all’Africa subsahariana. Vengono ovviamente evidenziati i recenti progetti infrastrutturali, come la costruzione dell’Al Boraq TGV e lo sviluppo del porto di Tangeri Med, oggi uno dei più grandi porti dell’Africa e del mondo.

Un altro aspetto centrale del regno di Mohammed VI, secondo il documentario, è la sua ambizione di riposizionare il Marocco come uno dei principali attori in Africa. Il documentario ripercorre il ritorno del Marocco nell’Unione Africana nel 2017, dopo più di tre decenni di assenza, una decisione storica che ha permesso al regno di rafforzare i suoi legami con molti paesi africani. Questo ritorno in Africa non è solo simbolico, ma fa parte di una vera e propria diplomazia economica mirata “stabilire l’influenza del Marocco sul continente”.

Il documentario ricorda anche gli attentati di Casablanca nel 2003 e di Marrakech nel 2011, che segnarono profondamente il Marocco e misero in luce la minaccia del terrorismo islamico. In risposta, il re Mohammed VI “rafforzato le capacità dei servizi di intelligence e di sicurezza” del paese, posizionando il Marocco come a “partner chiave nella lotta internazionale al terrorismo”.

Tuttavia, le sfide rimangono. Il documentario sottolinea, ad esempio, il “disuguaglianze sociali persistenti”acuita da eventi tragici come il terremoto del settembre 2023, che ha messo in luce la “difetti del sistema”. Se i centri urbani come Marrakech e Casablanca hanno ampiamente beneficiato della modernizzazione del Paese, le zone rurali “soffrono di povertà e mancanza di infrastrutture”. In questo contesto, Mohammed VI ha riaffermato la necessità di riforme sociali mirate “rafforzare lo stato sociale”.

Il Sahara: una priorità strategica e diplomatica

Una delle questioni diplomatiche più complesse del regno del re Mohammed VI è senza dubbio la questione del Sahara Occidentale. Il documentario dedica gran parte a questa delicata questione, che rimane al centro “preoccupazioni politiche del re”.

Fin dalla sua ascesa al trono, Mohammed VI ha fatto del carattere marocchino del Sahara una priorità nazionale, mobilitando tutte le leve diplomatiche per ottenere il riconoscimento internazionale della sovranità del Marocco su questa regione.

Il documentario ripercorre il riconoscimento americano della natura marocchina del Sahara nel 2020, sotto l’amministrazione di Donald Trump, come parte degli Accordi di Abraham. Questo successo diplomatico, considerato una grande vittoria per il regno, permise a Maometto VI di consolidare il suo potere a livello regionale.

Tuttavia, la questione del Sahara continua ad alimentare le tensioni con l’Algeria, storico sostegno del Fronte Polisario, movimento separatista che si batte per l’indipendenza della regione. Il documentario evidenzia anche questo “rivalità” quella con l’Algeria resta una delle principali sfide geopolitiche del Marocco, con ricadute dirette sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi.

Allo stesso tempo, Mohammed VI ha intensificato le iniziative a “rafforzare lo sviluppo economico del Sahara”in particolare attraverso investimenti nelle infrastrutture locali, mirati a “migliorare le condizioni di vita delle popolazioni sahrawi” e a “stabilire la presenza marocchina nella regione”.

Francia-Marocco: fine della rottura?

Il documentario non ignora i complessi rapporti tra Marocco e Francia, tradizionalmente alleati ma spesso attraversati da periodi di tensione. Diversi eventi recenti, come la crisi dei visti e l’affare Pegasus, hanno minato i legami tra Rabat e Parigi.

La crisi dei visti, innescata dalla decisione della Francia di ridurre drasticamente il numero di visti concessi ai marocchini, è stata “percepito come un’umiliazione”soprattutto per “élite economiche e politiche”.

Il documentario ritorna su questi episodi spiegando che il rapporto franco-marocchino è sempre esistito “segnato da alti e bassi”. Tuttavia, il recente sostegno della Francia al carattere marocchino del Sahara, formalizzato nel luglio 2024, potrebbe farlo “Segnare una riconciliazione duratura” tra i due paesi.

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