DOPO IL MOMENTO DELLA RABBIA, IL MOMENTO DEL SALTO CITTADINO PER UNA GOVERNANCE DISRUPTIVA

DOPO IL MOMENTO DELLA RABBIA, IL MOMENTO DEL SALTO CITTADINO PER UNA GOVERNANCE DISRUPTIVA
DOPO IL MOMENTO DELLA RABBIA, IL MOMENTO DEL SALTO CITTADINO PER UNA GOVERNANCE DISRUPTIVA
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La forte rabbia dei cittadini, espressa il 24 marzo 2024 dal massiccio voto a favore del candidato Bassirou Diomaye Faye al primo turno delle passate elezioni presidenziali, è un indicatore molto tangibile dell’irrefrenabile aspirazione al cambiamento che attanaglia il nostro Paese da un quarto di secolo.

Per questo motivo ci si aspetta naturalmente che l’attuale gruppo dirigente dia priorità a chiare prospettive di riforme sostanziali, tra le quali le questioni istituzionali dovrebbero occupare un posto preponderante in considerazione delle ricorrenti crisi politiche che il Senegal ha attraversato in questi decenni che segnano il nostro ingresso nel mondo secolo nascente.

Con il regime socialista dapprima nel 2000 e i poteri liberali che seguirono nel 2012 e nel 2024, si sono verificati tre avvicendamenti politici alla guida del Senegal, tutti segnati principalmente da una forte aspirazione dei cittadini ad una rottura nel governo degli affari della nazione.

Come tutti avranno notato, i grandi temi del dibattito politico nazionale a partire dal 2000 si sono concentrati soprattutto sui temi della governance.

Ognuna delle potenze deposte può vantare in larga misura un primato più che rispettabile in termini di ripresa economica e finanziaria per i socialisti nel 2000, grandi risultati nella costruzione delle basi infrastrutturali dello sviluppo economico e sociale del Paese per il Liberali nel 2012 e nel 2024.

A questo proposito, i 12 anni di leadership del presidente Macky Sall saranno stati particolarmente fruttuosi in tutti i settori;

Eppure è proprio qui che il cambiamento è stato quasi effettuato in un contesto di insurrezione elettorale.

Per questo motivo la speranza di tutti era vedere la nuova leadership emergere vincitrice dalle elezioni presidenziali del 2024, cogliere l’opportunità del passaggio alle elezioni legislative per fare il punto sulla governance politica, democratica, economica e sociale del Senegal e negoziare con tutti forze attive della Nazione i termini di un ampio consenso sulle grandi riforme da intraprendere, in primis i progetti istituzionali, ed infine aprire al Paese la prospettiva di una governance rinnovata.

E al di là del contesto nazionale, il Senegal sarebbe stato ancora una volta pioniere offrendo una nuova prospettiva all’Africa dove la crisi dello Stato postcoloniale, in particolare nell’area francofona, porta a errori pericolosi con conseguenze disastrose nel funzionamento dei le nostre istituzioni comunitarie subregionali

A questo proposito, le fastidiose crisi di regime vissute dai paesi conosciuti come Alleanza degli Stati del Sahel (AES) meritano un’attenzione del tutto particolare da parte dei politici e degli intellettuali del continente, in particolare di noi, oggettivamente confinati come siamo in un vero e proprio anello di fuoco.

Ecco perché oggi sarebbe stata una grande opportunità se fossimo andati alle nostre elezioni legislative il 17 novembre nel quadro di una democrazia pacifica e di un profondo aggiornamento delle istituzioni del Paese.

Fermo restando che l’unica prospettiva politica valida è quella di una società riconciliata con se stessa e di una nazione unita per affrontare la sfida della propria sicurezza che, come amava ripetere il professor Cheikh Anta Diop, è la condizione e il presupposto per ogni sviluppo riuscito. politica.

Siamo in una buona posizione per sapere molto sulle indicibili sofferenze attualmente vissute dai popoli delle nazioni sotto l’egida dei cosiddetti stati SEA.

È per questo motivo che non ci interessa sapere troppo sulle ragioni che avrebbero potuto giustificare le logiche che alla fine hanno prevalso per portare a questo stato di tensioni permanentemente mantenuto e che continua a regnare nel nostro spazio pubblico sei mesi dopo elezioni presidenziali del marzo 2024 e circa sei settimane prima delle elezioni legislative del 17 novembre.

Ciò che è stabilito e costante è che questa transizione sarà stata un’occasione mancata da parte delle nuove autorità del Paese per gettare le basi di un autentico rinnovamento democratico.

È in questa circostanza eccezionale di cambiamenti politici incompiuti che si terranno le elezioni legislative nelle sei settimane che ci separano da questa scadenza epocale.

Devo dire inequivocabilmente, per quanto mi riguarda, che sono tra quelli che pensano che alla luce dei fatti osservati nel corso dei sei mesi di governo del nuovo gruppo dirigente e dell’ascesa al potere delle crisi politiche che il mondo con il loro impatto sui nostri paesi, la semplice saggezza dovrebbe imporre che tutti gli uomini e le donne di buona volontà si mobilitino in un vasto slancio cittadino a favore di politiche di vasto raduno per affrontare le grandi sfide del nostro tempo.

Le nostre responsabilità ci impongono di fare tutto il possibile per evitare che queste tensioni permanenti, pericolosamente mantenute, si trasformino in crisi insormontabili per il nostro Paese.

E a questo proposito, la lucidità politica dovrebbe imporre a tutti noi di lavorare per la costruzione di un equilibrio di forze che ristabilisca l’equilibrio tra le principali correnti politiche che attraversano il paese, affinché, secondo le parole di Montesquieu, “con la forza delle cose, il potere possa fermare il potere”.

Uno spostamento unilaterale e assoluto a favore di un campo a scapito degli altri blocchi sarebbe, a nostro avviso, fatale per la stabilità del paese, per l’unità e la coesione della nostra nazione e per il mantenimento degli equilibri tra le correnti e le forze del varie nature che attraversano la società senegalese nel suo insieme.

Quattro grandi blocchi sono attualmente in competizione per i voti dei cittadini per la scadenza cruciale del 17 novembre.

L’esito di queste elezioni determinerà in larga misura la configurazione delle forze responsabili della gestione del nostro nuovo status di paese petrolifero e del gas in un contesto di crisi politiche e di sicurezza mai sperimentate prima nel nostro spazio subregionale.

Dal nostro punto di vista, un simile contesto deve richiedere l’altezza e la serenità di una governance responsabile che tutti sanno essere incompatibile con un clima deleterio di tensioni, convulsioni, minacce e controversie permanenti, senza freni e totalmente controproducente.

È dunque il momento, da questo punto di vista, che tutte le comunità rappresentative della nazione senegalese nella sua diversità e tutte le personalità di buon consiglio ricordino agli attori politici che il nostro Paese non può essere abbandonato alla loro mercé, qualunque siano i meriti e le talenti l’uno dell’altro.

Non è stabilito da nessuna parte che essi abbiano il diritto esclusivo di decidere del destino di tutti in base alle loro ambizioni di potere, col rischio di esporre il Paese nel suo insieme a tutti i pericoli possibili e immaginabili.

In democrazia la maggioranza non è l’unanimità!

Il maestro Babacar Niang amava ricordarci: “la democrazia è il governo della maggioranza, nell’interesse generale e nel rigoroso rispetto dei diritti della minoranza”.

Siamo quindi nel tempo della rinascita cittadina, repubblicana e democratica per il ritorno ai fondamenti di una nazione ricca nella sua diversità e forte nella sua unità, di un popolo orgoglioso, laborioso, libero e sicuro di sé, di una società giusta e unita. , finalmente un regime politico che volta definitivamente le spalle al potere personale indiviso e all’esercizio solitario del potere.

È sulla base di tale piattaforma che un vasto movimento cittadino, repubblicano e democratico deve costruire un quadro da sottomettere alla classe politica nel suo insieme.

Da lì, si tratta di creare un equilibrio politico di potere che ridistribuisca i ruoli nelle diverse istituzioni del paese per garantire l’equilibrio tra le principali correnti che attraversano lo spazio politico nazionale.

Il 17 novembre, la salvezza del Senegal risiede nel trionfo di un voto di riequilibrio tra le principali correnti in competizione in queste elezioni eccezionali.

La configurazione del prossimo parlamento deve rendere essenziale il quadro di un dialogo che sarà imposto a tutti quando sarà il momento affinché i termini di un rinnovato patto politico e sociale possano essere rinegoziati attorno ad un nuovo assetto istituzionale che escluda il potere assoluto di uno accamparsi l’uno sull’altro garantendo al tempo stesso un funzionamento istituzionale protetto dai vizi delle democrazie perverse.

Dopo la febbre del 24 marzo, le elezioni del 17 novembre dovrebbero essere un’elezione di serenità che porti alla salvezza del dialogo tra i quattro principali blocchi in competizione in questo momento eccezionale della vita politica del Senegal.

Questa forte tendenza verso grandi blocchi politici, pur riconoscendo alle altre entità in corsa il legittimo diritto di realizzare il loro progetto e manifestare le loro ambizioni, è il segno precursore di una prospettiva di ricomposizione politica atta a dare chiarezza e coerenza allo spazio democratico. del Senegal.

Il blocco Pastef del duo Diomaye/Sonko, quello di Sàmm sunu kaddu con il trio Khalifa Sall, Barthélémy Diaz, il PUR di Serigne Moustapha Sy e i giovani cosiddetti leader radicali, la coalizione Jàmm ak Njarin̈ attorno ad Amadou Ba con i suoi alleati dell’AFP, del PS e dei partiti di sinistra e infine il raggruppamento di quasi tutta la famiglia liberale wadista a Takku wallu Senegal attorno al presidente Macky Sall e all’APR con Karim Wade, Idrissa Seck, Pape Diop, Omar Sarr, Modou Diagne Fada, Abdoulaye Balde e gli altri, emergono quattro grandi correnti dalle quali diventa possibile costruire un sistema coerente di regolazione del gioco politico.

Diventa difficile immaginare, nel quadro di una tale configurazione, l’emergere di una forza egemonica capace di dettare da sola la propria legge nel quadro di una rappresentanza nazionale così configurata dal voto dei cittadini.

Queste quattro forze principali degnamente rappresentate nella futura Assemblea, senza l’esclusione delle altre liste, darebbero al Senegal l’eccezionale possibilità di una democrazia di compromesso che, nelle attuali circostanze storiche, è l’unica via per un governo pacifico, stabile e sostenibile del Paese.

Per quanto ci riguarda, cercheremo naturalmente di far sentire la voce di queste riforme fondamentali in tutta modestia nel quadro del programma legislativo della lista Takku Wallu Senegal posta sotto la guida del presidente Macky Sall.

È quindi il momento di invitare un ampio consenso tra tutte le parti interessate sulle esigenze di una rinnovata governance delle nostre istituzioni, nel senso di conciliare chi governa e chi è governato e nel quadro di una visione che metta il cittadino in prima linea. cuore del progetto edilizio nazionale.

È importante ricordare sempre a questo proposito che lo sviluppo di un Paese è certamente affare dello Stato e dei suoi dirigenti, ma è anche e soprattutto affare delle persone e delle organizzazioni popolari.

E nel momento in cui il mondo intero celebra la scomparsa della figura eccezionale del signor Amadou Moctar, il Senegal non gli renderebbe tributo migliore che rispondere al suo costante appello a favore della causa che ha incarnato l’ultima grande battaglia della sua vita, la rinnovamento istituzionale del nostro Paese.

Un’iniziativa del comitato nazionale della Conferenza, sostenuta da tutte le forze repubblicane e democratiche del Paese, nei confronti dei blocchi politici in corsa, sarebbe vantaggiosa per il Senegal se portasse ad un patto di impegno di tutti per riforme istituzionali registrate da tradursi in leggi costituzionali al termine delle elezioni legislative del 17 novembre.

Abdou Fall è un ex ministro, presidente del Movimento Andu Nawle Citizen Alternatives.

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