Due pensionati processati per tentato omicidio davanti alla Corte d’assise della Gironda

Due pensionati processati per tentato omicidio davanti alla Corte d’assise della Gironda
Due pensionati processati per tentato omicidio davanti alla Corte d’assise della Gironda
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IOSembrano nonni e lo sono. Tonsure grigie per uno e bianche per l’altro, che soffre anche lui di problemi di udito e riceve apparecchi acustici. Dal 7 ottobre, Jean-Claude Lemaitre, tipografo in pensione di 66 anni, e Michel Dumon, ex operaio di una fonderia di 73 anni, sono sotto processo davanti alla Corte d’assise della Gironda per un reato punibile con l’ergastolo : attentato commesso l’11 ottobre 2021 a Coutras, nel Libourne. Quel giorno, di prima mattina, Alain C., sulla cinquantina, andò al lavoro in bicicletta. Taglia attraverso la campagna, lungo lo Chemin des Petits Champs. Un’auto lo segue, risuona un’esplosione, il ciclista crolla. Gli hanno appena sparato alla schiena.

Il veicolo non si ferma. Per fortuna, qualche minuto dopo, un altro automobilista è passato nella zona e ha lanciato l’allarme quando ha scoperto l’uomo a terra. Colpito da una pioggia di pallini di 4 millimetri di diametro – munizioni utilizzabili per la caccia al cervo – è rimasto gravemente ferito ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza. Tre anni dopo, costituito parte civile, soffre ancora di notevoli postumi.

Ossessione e manipolazione

Jean-Claude Lemaitre e Michel Dumon compaiono rapidamente sulla lista dei sospettati. Il primo conosce la vittima, che frequenta lo stesso club di bocce, a Saint-Seurin-sur-l’Isle, e nutre nei suoi confronti un odio feroce poiché un ex compagno, di 26 anni più giovane di lui, anche lui giocatore di bocce e con il quale lui ha vissuto una storia di pochi mesi, l’ha lasciato per lui. Il secondo, ex cugino di Lemaitre, non ha alcun legame con Alain C., ma confessa subito, dopo il suo arresto. È stato lui a sparare al ciclista su ordine di Jean-Claude Lemaitre che guidava l’auto, cosa che quest’ultimo ha confermato durante le indagini.

“È un bambino. Se gli dici: “Fallo”, lo fa.”

Una posizione dalla quale non sembra essere cambiato: “Chiedo scusa e chiedo perdono ad Alain. Mi pento molto di quello che ho fatto contro di lui. Non se lo meritava», dichiarò spontaneamente il primo giorno del processo il presunto mandante, l’unico a risultare detenuto.

Il delitto era pianificato da settimane. La vittima è stata seguita, i suoi viaggi e le sue abitudini analizzati. Ma come sono arrivati ​​ad un progetto del genere questi due pensionati, apparentemente senza storia? Operando in “modalità ossessiva”, secondo un esperto psicologo, Jean-Claude Lemaitre non si è ripreso dalla rottura. Lui, che i suoi cari descrivono come “mai violento”, “sciatto”, “sempre allo sbando”, riflette e concentra la sua angoscia su Alain C., che “investe come colui attraverso il quale è avvenuta la sua disgrazia”, ​​analizza lo psicologo.

Trova il suo braccio armato in Michel Dumon, un cacciatore. Come ? Attraverso “pressioni” e “manipolazioni”, l’assassino sarà supportato durante l’indagine giudiziaria. Jean-Claude Lemaitre avrebbe suonato su una corda molto sensibile in casa, dicendogli e ripetendo, senza mai essere confermato, che Alain C. era “un pedofilo”. Tuttavia, più di vent’anni fa, una delle figlie di Michel Dumon, ora deceduta, fu violentata da un uomo quando era bambina. Un evento che traumatizzò suo padre. Personalità “influenzabile”, con un’intelligenza “debole”, Michel Dumon “può facilmente credere a ciò che una persona dal carattere più forte può dirgli”, osserva un esperto psichiatra. “È un bambino”, testimonia la moglie. Gli dici: “Fallo”, lo fa. » Verdetto mercoledì 9 ottobre.

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