Crollo di un dirupo in Dordogna: ci vorranno almeno sei mesi per riaprire la strada

Crollo di un dirupo in Dordogna: ci vorranno almeno sei mesi per riaprire la strada
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Sono passati quasi tre mesi dalla sera di venerdì 2 febbraio a Excideuil, quando i residenti locali sentivano vibrare i muri delle loro case e udì un rumore infernale. I tre enormi blocchi di roccia caduti su una delle strade più grandi della città, la strada per Thiviers (D76), non si sono mossi di un centimetro. Da settimane gli abitanti della zona aspettano di sapere cosa accadrà dopo. Il dipartimento dà una prima risposta, in un comunicato stampa diffuso venerdì sera: la strada non verrà riaperta prima di almeno sei mesi dall’inizio dei lavori, previsto per quest’estate.

“Diverse centinaia di migliaia di euro”

La comunità dei comuni lancerà un bando di gara nel prossimo mese per trovare aziende in grado di avviare i lavori. Ma non basta rimuovere i sassi già presenti sulla strada, occorre farli a pezzi, e le vibrazioni rischiano di far crollare il resto del dirupo ancora in piedi. Dovremo quindi far scendere dalla scogliera 2500 metri cubi prima di poterlo rimuovere i 500 metri cubi di massi che bloccano la strada.

Ci sono voluti quasi tre mesi per annunciare la decisione, perché restava una questione da risolvere: chi pagherà. Legalmente la falesia è di proprietà di due proprietari privati ​​che devono sostenere l’intero costo dei lavori, stimato in “diverse centinaia di migliaia di euro” dal dipartimento. Un prezzo impossibile da sostenere per loro. Inoltre non è possibile dichiarare una calamità naturale: la falesia era assicurabile, quindi lo Stato non deve pagare.

Le comunità pagheranno la maggior parte del conto

Sarà quindi la comunità dei comuni a pagare, con un aiuto finanziario eccezionale da parte dello Stato e le spese di manodopera tecnica da parte del dipartimento. Lì la comunità inghiottirà quasi tutte le sue riserve di bilancio per l’anno 2024. Poi, il dipartimento pagherà per rifare la strada. Secondo le nostre informazioni, i proprietari privati ​​dovrebbero pagare un contributo simbolico, ma “le discussioni sono ancora in corso”indica il dipartimento.

Resta la questione delle tre case evacuate dopo la frana. A protezione del padiglione dovrà essere costruito un muro di protezione che si affaccia sulla scogliera, per evitare che venga danneggiata da future epurazioni sulle rocce. Il dipartimento indica che il municipio farà di tutto “consentire loro di tornare alle loro case il più rapidamente possibile, anche prima della riapertura della D76”.

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