“I Am My Freedom” (Hikayat Jidar), di Nasser Abu Srour, tradotto dall’arabo (Palestina) da Stéphanie Dujols, Gallimard, “Around the World”, 304 p., € 22,50, digitale € 16.
Nella letteratura araba di oggi, scritti carcerari (” Adab el-sojoun ») costituiscono un genere chiaramente identificato, nutrito da una storia di lotte e repressione che non sembra essere vicina. All’interno di questo corpus, gli scritti palestinesi occupano un luogo speciale, i loro autori sono tutti prigionieri, non nel loro regime, ma dello stato di Israele.
Nasser Abu Srour (nato nel 1969), imprigionato dal 1993 e condannato all’ergastolo per la sua partecipazione all’omicidio di un ufficiale di intelligence israeliano durante la prima Intifada (1987-1993), è oggi uno degli anziani di questi prigionieri. Gli ci sono voluti diversi anni per far emergere illegalmente la sua “storia di un muro” – il titolo originale di questa straordinaria storia di quasi trent’anni di cattività, pubblicata in arabo a Beirut nel 2022 e oggi tradotto in francese sotto il titolo Sono la mia libertà. “Questa è la storia di un muro che mi ha portato come testimone delle sue parole e delle sue azioni (…). Sono la voce di questo muro. »»
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