Nonostante l’apparenza di libertà di espressione, le società moderne si trovano ad affrontare una preoccupante omogeneizzazione delle voci nei media mainstream, in particolare in televisione e radio. Questa tendenza, amplificata dalla velocità delle comunicazioni digitali, riduce lo spazio dedicato alla diversità dei punti di vista, semplificando realtà spesso complesse.
Prendiamo l’esempio del modo in cui i media hanno trattato il conflitto in Ucraina. Dall’inizio dell’invasione russa, la quasi unanimità ha dominato la copertura mediatica occidentale. Sebbene sia necessario denunciare gli abusi russi, i media mainstream hanno spesso evitato di affrontare questioni cruciali come l’espansione della NATO, gli interessi economici regionali o le rivendicazioni storiche. Qualsiasi tentativo di sfumare viene rapidamente respinto, alimentando una polarizzazione delle opinioni.
Allo stesso modo, la gestione mediatica della guerra in Medio Oriente, e in particolare del massacro dei palestinesi, illustra questo pregiudizio. Nonostante le migliaia di morti civili e il fatto che sono in gioco delle vite umane, alcuni media evitano la critica diretta ai poteri influenti, adottando una posizione cauta, se non parziale. Tuttavia, un recente ripensamento, soprattutto dopo l'incriminazione del primo ministro israeliano da parte della Corte penale internazionale, ha dimostrato che alcuni media potrebbero aver cambiato posizione. Questo fenomeno dimostra la capacità di evoluzione di questi ultimi, anche se spesso sotto pressioni esterne.
Questa omogeneizzazione è esacerbata da due dinamiche pericolose: la concentrazione dei media nelle mani di grandi capitali e l’esplosione di fake news sui social network.
In molti paesi, una parte significativa dei media tradizionali è controllata da influenti attori economici, a capo di grandi gruppi finanziari. Questi detentori del potere mediatico orientano le linee editoriali secondo le loro priorità strategiche o ideologiche, a scapito della diversità dell’informazione e dell’indipendenza giornalistica.
D’altro canto, i social network, nonostante la loro immagine di libertà, si rivelano potenti vettori di disinformazione. Le notizie false, amplificate da algoritmi che favoriscono il sensazionalismo, offuscano la distinzione tra fatti e bugie, bloccando gli individui in schemi di pensiero manipolabili.
In questo contesto allarmante si pone una domanda cruciale: come possiamo preservare il nostro spirito critico?
La risposta potrebbe risiedere in una pratica antica ma essenziale: la lettura. A differenza dei media audiovisivi o digitali, i libri offrono la vera libertà. Ci permettono di esplorare una pluralità di punti di vista, di pensare in profondità e di formare opinioni informate, al riparo dall’urgenza e dalle pressioni dei flussi mediatici.
Leggere un libro significa riprendere il controllo. Significa scegliere consapevolmente le idee e gli autori con cui dialogare, esplorare correnti di pensiero marginali o contraddittorie, e coltivare così uno spirito critico. A differenza dei media, che impongono i loro angoli e ritmi, un libro si basa interamente sulla decisione del lettore.
Oggi la lettura deve essere riabilitata come atto di resistenza. Resistere alla manipolazione delle emozioni attraverso immagini calibrate. Resistere alla polarizzazione delle idee, alimentata da dibattiti superficiali. Resistere alla scomparsa delle sfumature, sacrificate sull'altare del pubblico e dell'efficienza.
In un mondo saturo di informazioni istantanee, i libri ci invitano a rallentare. Ci ricordano che la libertà consiste nel coltivare una mente autonoma, capace di discernimento e di riflessione. Scegliendo un libro affermiamo la nostra indipendenza intellettuale e la nostra responsabilità nella ricerca della conoscenza.
Per preservare questa ricchezza, è tempo di spegnere i nostri schermi, ridurre il tempo trascorso ascoltando la radio, fare attenzione alle insidie dei social network e dedicare più tempo alla lettura. I libri restano oggi l’ultimo baluardo veramente democratico, uno spazio dove tutti i pensieri – o quasi tutti – convivono ancora.
Allora, prendiamo un libro. Scegliamo di prenderci il tempo e di coltivare il privilegio di pensare. In un mondo dove lo spirito dominante regna sovrano, leggere è un atto di libertà.
Odio Jaïed
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