Non è proprio un “museo immaginario” quello che lo scrittore, giornalista e sceneggiatore ripropone in quest’opera, quanto piuttosto una commovente galleria di ricordi. Questa indagine ci invita a riscoprire dipinti, sculture o installazioni che abbiamo poche speranze di ritrovare. “ La vita dei capolavori non è facile e spesso è degna di un romanzo », sottolinea giustamente Sophie Pujas.
Dopo un’introduzione in cui ricorda il fragile destino delle opere d’arte, nel corso del tempo e dei diversi regimi o governi, il ruolo cruciale dei musei nella conservazione di questo patrimonio e l’azione non meno importante dell’UNESCO, soprattutto in tempo di guerra, Sophie Pujas si concentra su più di cinquanta esempi molto diversi, in ordine cronologico. Palmira occupa un posto di rilievo nella sezione del patrimonio archeologico. Non si contano più le maggiori opere del Rinascimento trafugate da musei e chiese italiane, ma anche quelle talvolta distrutte… per gelosia, come avvenne per un disegno preparatorio di Michelangelo destinato ad un affresco destinato a rappresentare il Battaglia di Cascinama che non ha mai visto la luce.
Precisa e affascinante, l’indagine attraversa i secoli fino a raggiungere le opere scomparse di Max Ernst, Lucian Freud, Pablo Picasso, Marc Chagall e Richard Serra, tra cui due ingombranti lastre di acciaio scomparse dal Museo Nacional Centro di Arte Reina Sofía, a Madrid, nel 2015. Tante notizie che non fanno notizia, perché le opere d’arte restano insostituibile.
Sophie Pujas, Capolavori scomparsi. Questi tesori non li rivedrai mai piùParigi, Hoëbeke 224 pagine, 32 euro.
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