Quando uscirà nell’aprile 2024, il libro Rue Duplessis: La mia piccola oscurità (Lux), scritto da Jean-Philippe Pleau, ha suscitato grande entusiasmo, e per una buona ragione. Questo saggio, condotto sotto forma di racconto, esplora i capricci di un uomo cresciuto in un ambiente operaio dove l’accesso alla letteratura e alla cultura era praticamente inesistente. Oggi sociologo e conduttore della Radio di Stato, racconta il cammino percorso e le insidie incontrate da cui scaturiscono riflessioni sui contrasti di classe e cosa questo comporta in termini di squilibrio. Dalla vergogna all’affetto e al riconoscimento, l’autore si impegna in una conversazione sul peso delle origini, ma anche sull’orgoglio di un’identità dalle molteplici appartenenze che gli ha permesso di costituirsi oggi così come è diventato.
In Rue Duplessisracconti la storia del tuo viaggio come disertore di classe, vale a dire dalle tue modeste origini in un quartiere operaio al tuo passaggio all’istruzione e alla conoscenza. Oggi, qual è il vantaggio più grande che ottieni da un percorso del genere??
Mi dà l’impressione di avere un passaporto per questi due mondi: quello della cultura popolare e quello della cultura cosiddetta “intellettuale”. Continuo ad avere la sensazione di essere in equilibrio tra questi due universi, ma questa doppia esperienza di vita fa sì che nel mio lavoro di sociologo alla radio mi dia una visione caleidoscopica. Allo stesso tempo, poiché le mie possibilità erano molto scarse – date le mie origini sociali – di approdare alla radio ICI Première per condurre uno spettacolo di riflessione, non do le cose per scontate. D’altro canto, alimenta la mia sindrome dell’impostore.
Sei un sociologo e quindi disponi di strumenti rilevanti per osservare i dettagli del nostro mondo. Quali mezzi potremmo darci per ridurre la disparità tra le classi??
Mi sembra necessario dotarci di un vocabolario diverso per pensare alle disuguaglianze. Il termine “classe media” è l’albero che nasconde la foresta delle disparità. Riabilitare le classi sociali e le loro sfumature come categorie di pensiero mi sembra una soluzione possibile. Inoltre, credo che un dibattito sociale sulle “scuole a tre velocità” e sul finanziamento pubblico delle scuole private sia necessario per affrontare le strutture che producono e riproducono le disuguaglianze.
Foto: © Joannie Lafrenière
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