Jacques Durand, originario della città, ha viaggiato per il mondo per circa cinquant’anni, con l’occhio nel mirino e il dito pronto a premere il grilletto. Ritorna nel suo villaggio natale per presentare il suo ultimo libro, Vallabrègues d’autrefois.
Dal 1975, la bellezza della natura, le situazioni divertenti, il “gente comune”, catturò la sua attenzione e, da cosa nasce cosa, l’appassionato divenne un professionista riconosciuto dalla sua comunità. Da allora ha moltiplicato le mostre prestigiose, come testimonia la sua presenza ad Arles, ai Rencontres de la Photographie. Di carattere avventuroso, per un certo periodo gli piaceva adottare altri stili, come nel suo libro di ritratti in bianco e nero dei nottambuli di Saint-Rémois, Stile Harcourto quello di David Hamilton.
I soggetti delicati lo attraggono e le fabbriche trasformate o le gesta delle corride non perdono nulla del loro mistero, per alcuni, né della loro genialità, per altri, nell’essere catturati dall’obiettivo di Jacques Durand. Sa rendere omaggio ai suoi soggetti, esaltarne la bellezza e restituire il movimento che li anima.
Una capitale fotografica dormiente
L’avventuriero sospese le sue peregrinazioni in seguito alla morte della madre, che lo lasciò in possesso di una cinquantina di vecchie foto del villaggio. “Uno stock di foto dormienti, ben conservate, che aspettano solo di uscire dagli schemi”, spiega. Restaurate, ingrandite, colorate e quindi più animate, le foto sono state riunite e circondate da testi di Éliane Lacroix, Sandy Sabatier-Teulade e Jean-Marie Raymond, nel suo ultimo libro, che dedicherà, sabato 23 novembre, dalle 18 alle 21, nella sala Ferrer.
In occasione dei suoi cinquant’anni di fotografia presenterà anche i suoi ultimi tre libri, Bella Camargue, I miei bellissimi umani, I miei 50 anni di fotografiauna retrospettiva delle sue 300 migliori foto. Il fotografo di Vallabréguant sarà felice di condividere queste immagini di un tempo passato ma non finito, quando gli artigiani come gli artisti erano il fulcro del villaggio.
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