Sabato esce “Quello che cerco”, un libro firmato dal presidente del Raduno Nazionale Giordano Bardella, che mescola racconto elettorale, ricordi d'infanzia e considerazioni politiche, e dovrà essere oggetto di un'intensa campagna promozionale, in particolare dai media del gruppo Bolloré, proprietario della casa editrice del libro, Fayard.
“Questo libro non è né un saggio né un programma: è lo specchio della mia esistenza”: dall’inizio di circa 320 pagine che dovranno essere stampate in più di 150.000 copie, il responsabile del Raduno Nazionale intende segnare l’ennesimo traguardo di una fulminea ascesa politica.
Senza precedenti, è il prestigioso editore Fayard a pubblicare “Ce que je recherche”, una prima assoluta per l'estrema destra lepénista fino ad allora confinata in pubblicazioni riservate.
Ma il fiore all'occhiello dell'editoria è passato sotto la bandiera del gruppo Bolloré, i cui canali mediatici dovranno sostenere l'uscita del libro nei prossimi giorni. Venerdì Fayard ha anche annunciato un ricorso contro la filiale della SNCF e della RATP che ha rifiutato la campagna pubblicitaria prevista nelle stazioni.
La promozione deve iniziare questo fine settimana nel Lot-et-Garonne, con un incontro seguito da una sessione di autografi, preludio ad un tour di autografi, in un momento in cui il Raggruppamento Nazionale è impantanato nel suo processo sulla vicenda degli assistenti degli eurodeputati, per cui Jordan Bardella non è nel mirino.
In “Quello che cerco” – risponde subito una citazione di Napoleone Bonaparte in epigrafe, “grandezza” – il leader di estrema destra ha cura di tracciare il suo solco politico.
Con, come modello, la vittoriosa campagna presidenziale di Nicolas Sarkozy del 2007 e “l'idea di riunire nello stesso spirito i francesi della classe operaia e parte della borghesia conservatrice”.
D'ora in poi, “le vittorie future richiederanno l'unità del campo patriottico, attraverso la capacità di riunire gli orfani di una destra più orleanista”, ritiene il presidente della RN in un discorso vicino all'”unione dei diritti” auspicata di Eric Zemmour, di cui scimmiotta anche lo slogan del 2022, “Affinché la Francia resti Francia”: per Bardella questo diventa “Il nostro ardente desiderio di restare Francia”.
– Cultura francese –
Il lavoro si concentra su un giovane di Saint-Denis (Seine-Saint-Denis), “qualche anno prima che gli spacciatori sostituissero i bambini” nei parchi gioco.
Jordan Bardella assicura che, quando i suoi nonni arrivarono dall'Italia negli anni '60, questo sobborgo nord di Parigi era un “paradiso”, guidato dal “mutuo aiuto e dalla solidarietà” delle sue famiglie “europee”, nordafricane, africane”. “una piccola piazza nel cuore della città (che) riparava una grande fontana, come un alone di riposo e di tranquillità”.
Ma, quando negli anni 2010 ha iniziato a fare volontariato all'interno di un'associazione di alfabetizzazione per stranieri, in particolare “pakistani, afgani, africani occidentali”, Jordan Bardella ha tratto una conclusione: “Mi sono reso conto di quanto fosse difficile conciliare mondi culturali che sembravano così distanti. L’integrazione (dei suoi nonni) funzionava così bene, proprio perché era europea.
Di questa “cultura francese”, Jordan Bardella traccia il pantheon. Charles de Gaulle, André Malraux, François Mitterrand, Victor Hugo: “Tutti loro, prima di declamare i (loro) grandi discorsi, avranno cercato la grandezza”.
Raymond Aron, Pierre Soulages, ma anche “Jeanne Moreau, Jean-Paul Belmondo, France Gall, Johnny Hallyday, Charles Aznavour” si incontrano ancora lì.
– “Ne sono convinto” –
Colui che sostiene, quando entrò nel Fronte Nazionale, a 16 anni, di ignorare “tutto ciò che riguarda la sua storia, i suoi fondatori e persino Jean-Marie Le Pen”, dedica anche un intero capitolo – l'ultimo – a Marine Le Pen.
“Gli devo una parte significativa di ciò che sono diventato”, scrive, deridendo coloro che “hanno cercato di scuotere il nostro tandem, cercando di alimentare inimicizie immaginarie, persino rivalità”.
Durante una gita in barca al largo di Fort Brégançon, residenza dei Presidenti della Repubblica, Jordan Bardella racconta di aver chiesto al suo capo: “Pensi che un giorno sarai lì?”
“Lo sguardo lontano, la sua risposta, semplice, decisa, bella: +ne sono convinto+”.
La stessa risposta gliel'ha data qualche giorno prima del secondo turno delle elezioni legislative di luglio, riguardo alle possibilità del giovane di accedere a Matignon.