Il pensiero di morire meno cavernoso, ovvero l’arte di filosofare mantenendo il sorriso

Il pensiero di morire meno cavernoso, ovvero l’arte di filosofare mantenendo il sorriso
Il pensiero di morire meno cavernoso, ovvero l’arte di filosofare mantenendo il sorriso
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Anche lui, “prima”, ha avuto l’opportunità di mettere a frutto la sua penna Il dovere della filosofiauno dei contenuti giornalieri settimanali Il dovere.

I suoi testi pubblicati in Curio e riuniti sotto il titolo Eh? gli è servito come materiale di base per iniziare a scrivere il libro Pensa di morire meno cavernoso (Éditions de La Bagnole), raccolta di 35 domande filosofiche che permettono di scuotere il cervello, presentando molto brevemente le idee di una manciata di teste pensanti – da Socrate a Schopenhauer passando per Nietzsche, Camus, Thoreau e John Stuart Mill.

E invitando il lettore a scoprire alcune opere atte a stimolare la riflessione, come ad esempio il film Una revisionedi Catherine Therrien, la serie comico-tv Morti che camminano o la canzone Another brick in the wall dei Pink Floyd.

Il titolo della sua opera annuncia subito l’autoironia nascosta sotto la copertura, concorda Louis Dugal, convinto tuttavia che “bisogna cominciare subito a morire meno cavernosi”. Perché, “come diceva Epicuro, non è mai troppo presto né troppo tardi per dedicarsi alla filosofia”.

E poi, “se non stai cercando di morire meno cavernoso… allora cosa stai facendo?” rilancia in un’intervista col tono metafisico ma divertito del suo libro.

Esistenziali, fondamentali o (apparentemente) più assurde, queste 35 domande riescono a coprire la maggior parte dei grandi temi fondamentali che attraversano la nostra vita: libertà, coscienza, bontà, felicità, dubbio, mortalità, ambiente, ecc. – e i concetti con cui può essere utile sapersi destreggiare intellettualmente.

>>>Louis Dugal, che fu autore di piccole rubriche filosofico-didattiche sulla rivista Curiofirma il suo primo libro, “Riflettere per morire meno caverna”, un manuale di falsa filosofia decisamente rivolto agli adolescenti. (Edizioni de La Bagnole)>>>

Tuttavia, a prima vista, è la forma del suo libro a catturare l’attenzione.

Con il suo approccio grafico divertente, addirittura strabiliante, Pensa di morire meno cavernoso pretende di privilegiare la forma rispetto al contenuto. Il layout è costellato di meme e altre immagini contenenti gag visive condite con riferimenti alla cultura popolare o all’attualità (si pensi a Combattimento mortaleIL Abbracci, Guerre stellari, il pittore Goya, Trump, Mark Zuckerberg, ecc.). Il filo delle frasi può addirittura “srotolarsi” in un miscuglio che a volte si avvicina a un calligramma.

Inoltre, l’autore adotta formati di comunicazione “moderni”. La storia prende la forma di brevi dialoghi, non per imitare stupidamente Platone, ma semplicemente per evitare “il lato predicativo” di pesanti blocchi di testo ostile.

“Il dialogo è il primo modo di fare filosofia, lo strumento ideale per discutere [permettant de] sviluppare il pensiero critico”, ritiene Louis Dugal.

Le giostre verbali che mette in scena non sono quindi solo brevi, ma spezzate e ariose. A volte utilizziamo bolle e altri dispositivi stenografici. L’effetto in modalità SMS è migliorato dagli effetti di layout.

>>>Estratto del libro, Pensare di morire meno cavernicolo”, di Louis Dugal, già insegnante di filosofia a livello universitario. (Edizioni de La Bagnole)>>>

E come se non bastasse, Louis Dugal finge di trattare “alla mano” tutte le piccole domande esistenziali poste dal suo anonimo interlocutore. Un adolescente “giovane”, sicuramente virtuale, ma comunque curioso e assetato di imparare.

Le domande aprono le porte a dialoghi faceti, che non lesinano battute provocatorie, derisioni o metafore sportive, adottando quel tono al limite dell’insolenza che si è tentati di attribuire agli adolescenti.

“Le mie risposte fanno schifo!”

Gli scambi possono sembrare fatti con lo stampino. E alla fine delle domande degli adolescenti non ci sono quasi risposte. Dugal sbuffa. Perché, per ammissione dello stesso autore, la via della saggezza sta nella capacità di mettersi in discussione, molto più che nel formulare risposte già pronte.

Exemple de petite suggestion inattendue de la part d’un manuel de philo (ce que l’ouvrage n’a pas la prétention d’être): très tôt, l’auteur intime en disant «n’arrête jamais d’être ignorant, Va bene? Promettimelo.” Non per pura provocazione, ma per meglio parlare di saggezza, di curiosità intellettuale.

Un principio di precauzione, addirittura di dubbio cartesiano, guidato dalla postura socratica: “So di non sapere nulla”, celebre adagio che ha “ossessionato tutta la filosofia occidentale”, ricorda Dugal… si preme per aggiungere che “avere l’impressione di la comprensione può essere un sintomo di doppia ignoranza.

Ciò non è frutto del caso, Dugal ammette di essere un assoluto ammiratore del pensatore ellenistico: “Socrate è il maestro dei maestri”, dirà in un’intervista.

Queste domande e risposte non pretendono di riprodurre una maieutica socratica: «Non ho risposte; Infine dobbiamo essere chiari: [dans le livre, la plupart de] le mie risposte fanno schifo! Soprattutto non dobbiamo prenderli per inganno contanti.”

>>>Estratto del libro, Pensare di morire meno cavernicolo”, di Louis Dugal, già insegnante di filosofia a livello universitario. (Edizioni de La Bagnole)>>>

L’approccio “Ed ecco la tua risposta!” In verità vi dico…!”, ben poco per lui. Quando siamo orgogliosi di pensare: “non sono le risposte ad essere importanti, ma le domande”.

“Il mio obiettivo primario è rispondere nel modo più onesto possibile” alle domande semplici e dirette che si pongono gli adolescenti. Ciò, testimoniando una spontaneità spesso (ma non necessariamente) solubile nel rigore intellettuale.

Nel fare ciò, Dugal si preoccupa tuttavia di dare al lettore il desiderio e il riflesso di “affinare il suo pensiero critico”, insieme ad alcuni strumenti per mettere in discussione un’idea o contestare la validità di una teoria.

Qualunque risposta dovrebbe idealmente contenere dentro di sé il germe del dubbio, così che “le domande [d’un jeune] continuano ad abitarlo e contribuiscono a plasmarlo durante tutta la sua vita”, come “le piante e la fotosintesi”, ritiene. La metafora vale; dopo tutto, non è rivolto ai filosofi in erba?

Quando ci troviamo di fronte a una risposta, qualunque essa sia, “bisogna saper identificare i propri difetti e trovare i propri punti di forza”, insiste Louis Dugal – il cui libro non manca di affrontare, tra due divagazioni, la cospirazione dei rettili ombra teorie e altre idee pseudo-luminose o “illuminanti” martellavano nel segno con più convinzione che ragione.

“Se una risposta chiude una domanda, è perché è una cattiva risposta, una risposta disonesta”, afferma Dugal, evocando il principio di falsificabilità di Karl Poppers.

“Ho cercato di puntare i riflettori sui difetti delle mie risposte, per far capire che queste risposte [appellent à] essere bloccato o distrutto a colpi di martello.”

— Luigi Dugal

E se, dopo lunghi sforzi, «ci rendiamo conto che non siamo capaci di demolirlo, è segno che questa risposta non era un semplice idolo vuoto», ma un’idea davvero solida, e capace di strutturare un pensiero.

>>>Louis Dugal, che fu autore di piccole rubriche filosofico-didattiche sulla rivista Curiofirma il suo primo libro, Pensa di morire meno cavernoso. (Edizioni de La Bagnole)>>>

I filosofi, questa piccola cerchia di fidanzati

Attraverso la band, Louis Dugal riesce tuttavia a citare (o, per meglio dire, citare) alcuni pensatori famosi, cercando talvolta di legare la loro visione del mondo alla nostra realtà contemporanea, e a questioni più moderne.

Questi grandi filosofi, le generazioni più giovani dovrebbero, idealmente, poterli considerare come tanti “nuovi amici” con cui instaurare un dialogo interiore, scambiare idee e, soprattutto, scrutare le proprie possibili convinzioni attraverso i loro resoconti di analisi.

In breve, la filosofia “è come una Discordia molto esclusiva, proprio nella tua testa”, scrive Dugal al suo lettore.

Umorismo, sempre…

Pensa di morire meno cavernoso è fatto per riempirti la testa senza strapparti i capelli.

Per questo, il primo “ingrediente fondamentale”, quando si parla ai giovani, è l’umorismo, osservava Louis Dugal durante la sua carriera di insegnante.

“L’obiettivo del libro è introdurre gli adolescenti alla filosofia. Se [on leur sert] logorrea dei metafisici, non verrà letta.

Ora, che senso ha firmare un libro senza lettore? “Ci vuole qualcosa di accessibile, una dose di leggerezza. Se ti piace leggere, rischi non solo di arrivare alla fine del libro, ma di lasciarti trascinare… giocando, se vuoi.

Non è il solo nel suo angolo a testarlo modus operandi. A riprova di questo “modo amichevole” di affrontare le grandi questioni sociali è anche l’approccio scelto dalla casa editrice Écosociété, quando ha implementato Radar, la sua raccolta di saggi rivolta al pubblico di adolescenti/giovani adulti, nota l’autore. Lo perdoniamo prontamente per questo argomento di autorità.

Se l’umorismo non è un obiettivo da raggiungere in sé, è comunque fondamentalmente parte del substrato del metodo Dugal: “battute, autoironia, immagini, meme, metafore divertenti, queste cose incongrue che stanno lì per scioccare… tutto ciò mira a sollevare dubbi. Capire: instillare il Dubbio con la maiuscola. Quello di Cartesio, ovviamente.

Meglio ancora, l’umorismo serve a “evocare” brevemente tutto ciò che avrebbe potuto, o dovuto, fornire le risposte alle domande poste, ma che era molto difficile racchiudere in “un volantino”, il formato decisamente “ultrabreve” (1.500 segni o caratteri) che l’autore ha imposto per ciascuno dei suoi dialoghi.

“Ho dovuto trovare modi indiretti per trasmettere questo punto”, che brillava per la sua assenza.

>>>Estratto del libro, Pensare di morire meno cavernicolo”, di Louis Dugal, già insegnante di filosofia a livello universitario. (Edizioni de La Bagnole)>>>

Occorreva anche – e soprattutto – menzionare “tutte le obiezioni fondamentali” che un lettore attento potrebbe sollevare.

“L’umorismo serve a evocare e a far riflettere sui punti ciechi”, questi ‘buchi’ che costellano le osservazioni e le tesi di “Zio Louis” – così l’autore Dugal chiama il suo narratore, che “n ‘non è proprio me’ .

Elogio della follia

“La serietà” mostrata da troppi suoi “colleghi delle scienze umane” lo “irrita” al massimo. È una trappola, e per di più controproducente, a suo avviso.

“Recentemente stavo rileggendo Elogio della follia di Erasmo, [livre dans lequel l’auteur fait valoir] l’importanza di trattare le cose serie con frivolezza – invece di trattare le cose frivole molto seriamente. Mi risuona intimamente”.

“L’autoironia è estremamente importante per ‘liberarti’. È anche un’estensione di [la démarche consistant à] perseguire il dubbio. Solo perché difendi qualcosa non significa necessariamente che sia necessariamente la verità. La tua idea merita senza dubbio di essere difesa, è corretto, ma devi sempre saper prendere le distanze dalle tue prospettive. E l’umorismo, in particolare l’autoironia, svolge questo ruolo di salvaguardia. Questo ruolo di “giullare del re”.

“Coloro che non sanno ridere di se stessi sono probabilmente pericolosi”, aggiunge Louis Dugal.

>>>La prima parte del riassunto di Pensare di morire meno cavernicoli”, di Louis Dugal. (Edizioni de La Bagnole)>>>

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