Un “ragazzo Bolloré”, Jean-Christophe Thiery, diventa il numero due di Hachette Livre

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Jean-Christophe Thiery, a Parigi, il 14 novembre 2016. TOMMASO SANSONE / AFP

L’acquisizione di Hachette Livre – numero tre al mondo nell’editoria – da parte del suo nuovo azionista da novembre 2023, il gruppo Vivendi di Vincent Bolloré, raggiunge una nuova pietra miliare. Un manager vicino al miliardario bretone, Jean-Christophe Thiery, è stato ufficialmente nominato giovedì 10 ottobre vicedirettore generale di Hachette Livre, confermando le informazioni di La Lettera pubblicato il giorno prima.

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Questo enarque, 57 anni, che ha lavorato in prefettura prima di entrare al Ministero delle Finanze, lavora per Vincent Bolloré dal 2001. Come direttore generale di Bolloré Média, ha sviluppato la divisione media, ad esempio gestendo i lanci Direct 8 televisione o quotidiani Mattutino diretto, che ha cessato le pubblicazioni nel 2010. È stato poi nominato presidente del consiglio di gestione di Canal+ nel 2015 e presidente del consiglio di sorveglianza dello stesso gruppo tre anni dopo.

Questo nuovo numero due di Hachette (che in Francia comprende Fayard, Grasset, Stock e Calmann Levy) non ha mai lavorato nell’editoria. Se non ad interim, per sostituire con breve preavviso Arnaud Lagardère, direttore generale di Hachette Livre tra la fine di aprile e la fine di giugno, quando quest’ultimo era stato costretto dal tribunale ad abbandonare il suo incarico per sospetto finanziamento di beni personali spese delle sue società.

Lascia il segno

Jean-Christophe Thiery de Bercegol du Moulin, il suo nome completo, succede a Stéphanie Ferran, entrata in Hachette Livre nel 2017. Anche questa ex HEC non aveva esperienza nell’editoria poiché aveva trascorso la sua carriera nelle società di consulenza Pwc e poi in AT Kearney, prima di entrare in Coca Cola. Rimase nel suo incarico di vicedirettore generale solo per un anno, un periodo movimentato durante il quale dovette affrontare la sfiducia delle organizzazioni sindacali e soprattutto la grave crisi scoppiata all’interno di Fayard.

È in questa casa editrice indebolita nel marzo 2022 dalla partenza di Sophie de Closets, che ha portato con sé un gran numero di autori a Flammarion (gruppo Madrigall), che il nuovo azionista ha voluto lasciare il segno per primo. A succedergli, la sua vice Isabelle Saporta è stata nominata grazie a Nicolas Sarkozy, vicino di Vincent Bolloré e amministratore di Hachette, proprio la persona che ha accelerato la partenza di Sophie da Closets…

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Isabelle Saporta si è presto scontrata con la strategia di Vivendi. Non ha permesso che il marchio Fayard si segnasse troppo politicamente attaccandosi a quello di Mazarine, affidato dall’azionista a Lise Boëll, editrice di Eric Zemmour e Philippe de Villiers. Isabelle Saporta ha perso il confronto con il management ed è stata costretta a lasciare il gruppo. Nel giugno 2023, la direzione di Fayard è stata finalmente affidata a Lise Boëll, che ha così rilevato una casa molto indebolita da due anni di incertezza e da un’emorragia di autori.

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