trovare nuovi percorsi per diversificare le modalità di viaggio a Tolosa e nella sua conurbazione

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“Ripensare modelli di urbanità in periferia, tra città e natura, tra la metropoli di Tolosa e i suoi territori”. Questo è l’oggetto del lavoro di un architetto, un geografo e un ingegnere paesaggista della città rosa. Una riflessione sulla capacità dei territori di Tolosa di trovare percorsi che permettano di diversificare le modalità di viaggio.

“Riconoscere l’influenza dei tracciati di antichi cammini nell’attuale assetto del territorio e l’evoluzione della mobilità attiva in ambiti abitativi ricomposti”. È questo il postulato di base della ricerca sui “nuovi percorsi delle metropoli”. Un lavoro che va oltre una “nuova rete verde che si basa su quella esistente”.

Se lasciamo il semplice abitato di Tolosa, cosa dice, ad esempio, l’alternativa alla A69 sostenuta dagli attivisti dell’“altra strada”? In parole povere, promuove, parallelamente all’asse esistente riqualificato, la RN 126, una “pista ciclabile” di 87 chilometri tra Tolosa e Mazamet. Ma la situazione ovviamente non è la stessa nella metropoli regionale.

L’opera ci ricorda che Tolosa resta una delle metropoli più diffuse della Francia. Pertanto, essendosi aggregati borghi e città rurali, l’urbanizzazione fu facilmente raggiunta. Tuttavia, come spesso accade, i trasporti pubblici non hanno seguito l’esempio. Lo testimoniano gli ingorghi vissuti ogni mattina e sera dagli abitanti di questo territorio sempre più denso.

In origine, il Piano regolatore per lo sviluppo e l’urbanistica (SDAU) degli anni Sessanta aveva immaginato “un sistema di anelli ad alta velocità, secondo la visione della città moderna in cui la mobilità automobilistica si allontana dalle aree urbane per meglio servirle, rafforzando al tempo stesso corridoi verdi naturali”.

“Fu finalmente realizzata un’unica circonvallazione, raddoppiando le strade “reali” esistenti da diversi secoli e le linee ferroviarie istituite nel XIX secolo, che collegava il centro della città alle autostrade e superstrade verso le città di medie dimensioni circostanti (Montauban, Albi , Carcassonne, Pamiers-Foix, Tarbes, Auch). »

Esistono però altre strade, o meglio strade. Sono noti ai residenti locali, ma meritano sviluppi che andranno a beneficio di spostamenti quotidiani più fluidi ed ecologici. Ad esempio: “da Brax o Pibrac, offrono la possibilità di andare direttamente a Colomiers e ai vari siti Airbus o di raggiungere la stazione SNCF per prendere il treno come trasporto urbano nonostante la sua efficienza ancora relativa”.

Nel libro si parla anche dei cosiddetti progetti di “mobilità urbana attiva”. La Rete Express Vélo (REV) si estenderà quindi su 370 chilometri per costituire 13 linee di piste ciclabili che consentiranno di attraversare o aggirare l’area urbana. Senza dimenticare gli assi storici favorevoli alle due ruote che sono il Canal du Midi e la Garonna. Nel nord di Tolosa si parla anche di “un progetto di pista ciclabile tra la foresta di Bouconne, a nord-ovest, e il canale Deux-Mers, più a nord.

Sulla carta tutto sembra fattibile, come testimoniano i numerosi diagrammi e mappe esposti lungo le pagine. Ma la palla è, come sempre, nel campo dei politici. “Una trappola da evitare resta, come per ogni modello urbano, la standardizzazione di uno strumento generico da imporre a un territorio”.

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“I nuovi percorsi della Metropoli” di Anne Péré, Samuel Balti e Anaïs Leger-Smith.

© Altrimenti, Edizioni Flammarion

“I nuovi percorsi della metropoli”, Anne Péré, Samuel Bati e Anaïs Leger-Smith, “I quaderni POPSU”, Altrimenti.

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