I fiori fatali di Monet

I fiori fatali di Monet
I
      fiori
      fatali
      di
      Monet
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RECENSIONE – Lo scrittore cerca di svelare il mistero delle “Ninfee” che lo ha sempre lasciato con un senso di disagio.

Il bulimico Grégoire Bouillier, tra le altre avventure da investigatore ossessivo, tenta qui di svelare il mistero dei grandi pannelli del Ninfee, Monet, all'Orangerie. A volte è arbitrario, troppo veloce a divagare per analogia, a speculazioni frettolose, tutti azimut, ma spesso ha successo.

Bouillier parte dall'impressione che una prima visione del Ninfee. Come se questa percezione grezza riuscisse a sfondare il muro di codici e discorsi che ricoprono l'immensa opera. Sappiamo che i pittori astratti adoravano questa pittura quasi senza schema, gestuale, infinita. Rivoluzionaria.

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Lastricato nello stagno di Giverny, Bouillier rompe il mito di un'estasi pura della pittura per dire direttamente ciò che sente: un malessere, una tristezza, una sfilata di immagini funebri. Questo presunto trionfo di Eros, Ninfee-ninfe, lo riempie di un'angoscia di morte.

Il mito del funerale di Dark Waters

Devo confessare che, durante le mie visite durate tutta la vita all'Orangerie, mi sono sempre sentito Le ninfee

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