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“Certo che l’accesso alla Cattedrale di Notre-Dame deve essere a pagamento, e non 5 ma 20 o 30 euro”

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Rachida Dati si è unita alla coorte di voci che chiedono il pagamento dell’accesso a Notre-Dame de Paris. Mentre la cattedrale rinnovata verrà riaperta in pompa magna il 7 e 8 dicembre, cinque anni dopo un devastante incendio, il ministro della Cultura offre un biglietto a 5 euro (IL Figaro del 24 ottobre). La somma potrebbe fruttare 75 milioni di euro l’anno, assicura, ridistribuiti alle migliaia di chiese francesi in pessime condizioni.

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Ovviamente dobbiamo pubblicare questo post. Non per 5 ma per 20 o 30 euro. Non solo a Notre-Dame, ma nelle cattedrali di Chartres, Bourges, Reims, Strasburgo e Amiens. Dobbiamo farlo, perché le nostre finanze pubbliche sono in uno stato disastroso e la conservazione del patrimonio è un pozzo senza fondo. Tre quarti delle 42.000 chiese francesi si trovano in comuni con meno di 3.000 abitanti che non hanno i mezzi per mantenerle. Non agire significa credere nei miracoli.

Non basta schioccare le dita per ottenere soldi. A Notre-Dame sì, perché la cattedrale non ha più molto a che fare con un luogo di preghiera. Attira mille volte più turisti globalizzati che fedeli. Erano 12 milioni o 13 milioni all’anno prima dell’incendio, nell’aprile 2019 – era già il sito più visitato d’Europa. Saranno 15 milioni dopo l’8 dicembre, 40mila persone al giorno, che potranno prenotare una fascia oraria su una piattaforma allestita a fine novembre. Immaginiamo il Barnum, il Louvre o Versailles più incandescenti.

Monumenti indeboliti dal turismo

Venti-trenta euro sono possibili, perché, secondo un meccanismo ben documentato, più il visitatore si allontana, più accetta senza lamentarsi di pagare il caro prezzo di fronte a un sito eccezionale dove non tornerà mai più. L’emergenza ecologica giustifica anche un sovrapprezzo: il 95% dei turisti si concentra su meno del 5% dei siti del pianeta e indebolisce i monumenti eletti.

La diocesi di Parigi non è tra queste preoccupazioni. Decisamente contrario alla cattedrale a prezzo, che blocca subito il progetto, sostiene che il denaro mal si sposa con la religione, che la distinzione tra turista e credente è impenetrabile e che essere conquistati dal divino è imprevedibile. Senza dubbio. Diciamo però che se si vuole pregare in pace, sono molto più adatte decine di chiese di Parigi, abitate e deserte.

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È particolarmente conveniente volerlo mantenere libero quando la manutenzione dell’edificio non spetta a te ma spetta allo Stato, proprietario di 87 cattedrali in Francia. Del resto, in Italia, Spagna o Regno Unito, dove i luoghi di culto le appartengono, la Chiesa è pragmatica, introducendo un biglietto da 10 a 30 euro per alcuni siti dove i turisti affluiscono in massa. È il caso del Duomo di Milano, della Sagrada Familia di Barcellona, ​​della Moschea Cattedrale di Cordoba e della Cattedrale di San Paolo a Londra.

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