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sostenitori delle fazioni filo-iraniane saccheggiano gli uffici del canale saudita

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Sostenitori delle fazioni armate irachene filo-iraniane hanno attaccato e saccheggiato gli uffici di un canale televisivo saudita nella capitale Baghdad, ha detto sabato una fonte di sicurezza in Iraq, dopo la trasmissione di un rapporto che chiamava “terroristi” comandanti del campo filo-iraniano. Sabato dopo mezzanotte, tra i 400 e i 500 uomini hanno attaccato gli studi di Baghdad del gruppo audiovisivo saudita MBC. “Hanno saccheggiato apparecchiature elettroniche, computer e hanno dato fuoco a una parte dell’edificio” ha detto all’AFP, a condizione di anonimato, un funzionario del ministero dell’Interno iracheno.

Ha precisato che i vigili del fuoco hanno spento l’incendio e la polizia ha disperso i manifestanti, senza denunciare immediatamente alcun arresto. “Le forze di sicurezza sono ancora dispiegate vicino all’edificio”ha aggiunto questo funzionario. Su Telegram, il canale Sabreen Notizievicino alle fazioni irachene filo-iraniane, trasmettono video di manifestanti che brandiscono le bandiere di questi gruppi armati. L’incidente si colloca in un contesto regionale esplosivo, alimentato dalla guerra tra Israele e Hamas palestinese nella Striscia di Gaza, ma anche ora dalle operazioni militari condotte dall’esercito israeliano contro il movimento sciita Hezbollah in Libano.

Un rapporto sul terrorismo

Sui social network dell’Iraq, estratti di un servizio trasmesso dal programma settimanale «MBC fi Osbou’» sono circolati, facendo arrabbiare alcuni utenti di Internet. Il rapporto, disponibile sulla piattaforma streaming Shahid del gruppo MBCriguarda il “terrorismo” e discute di diversi gruppi in vari paesi, tra cui Osama bin Laden e altri leader di Al-Qaeda. Ma tra le figure citate figurano anche i comandanti del campo filo-iraniano e dell’Asse “Resistenza” guidato da Teheran, e che comprende Hamas, Hezbollah e perfino le fazioni armate irachene.

Tra le personalità citate, il rapporto descrive “il nuovo volto del terrorismo” Yahya Sinwar, leader politico di Hamas ucciso da Israele nella Striscia di Gaza. Ma anche il generale iraniano Qassem Soleimani, eliminato nel 2020 da un drone armato americano a Baghdad. Vengono nominati altri personaggi filo-iraniani, come l’ex leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, eliminato a fine settembre da Israele nella periferia sud di Beirut, o l’ex leader politico di Hamas Ismaïl Haniyeh, ucciso a Teheran fine luglio in un attentato attribuito a Israele.

In un contesto regionale teso, il governo iracheno, sostenuto da una maggioranza filo-iraniana, sta intensificando gli sforzi diplomatici per tenere il paese lontano dal conflitto. Ma il “Resistenza islamica in Iraq”una nebulosa di gruppi armati iracheni filo-iraniani, rivendica quasi ogni giorno attacchi di droni contro Israele. La guerra a Gaza ha posto fine alle trattative per il riconoscimento di Israele da parte dell’Arabia Saudita, un peso massimo del Medio Oriente che chiede un cessate il fuoco. Dopo diversi anni di rottura, nel 2023 anche l’Arabia Saudita ha avviato un riavvicinamento all’Iran.

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