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La guerra in Sudan provoca un nuovo afflusso di rifugiati in Ciad, preoccupa l’ONU

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La guerra in Sudan provoca un nuovo afflusso di rifugiati in Ciad, preoccupa l’ONU

Il Ciad ha visto 25.000 rifugiati affluire dal vicino Sudan per sfuggire alla guerra durante la prima settimana di ottobre, un record nel 2024, e la situazione è lungi dallo stabilizzarsi dopo 18 mesi di conflitto di rara violenza, avverte l’ONU.

Il coordinatore regionale dei rifugiati delle Nazioni Unite Mamadou Dian Balde stima che la soglia dei tre milioni di persone in fuga dal Sudan sarà superata nelle prossime due o tre settimane, ha dichiarato in un’intervista all’AFP durante la sua visita a Ginevra questa settimana.

Siamo “quasi tre milioni”, un “disastro” che spiega con l’intensificarsi della “brutalità” del conflitto.

Dall’aprile 2023 il Sudan è teatro di una guerra tra le Forze di Supporto Rapido (RSF) guidate dal generale Mohamed Hamdane Daglo e l’esercito guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhane, leader de facto del Paese.

Entrambe le parti sono state accusate di crimini di guerra, tra cui il fatto di aver preso di mira civili e di aver bloccato gli aiuti umanitari. Il conflitto ha provocato decine di migliaia di morti, circa 26 milioni di persone affrontano una grave insicurezza alimentare e nel campo di Zamzam, nel Darfur, è stata dichiarata la carestia.

Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), circa 11,3 milioni di persone sono state sfollate, di cui 2.947.027 sono fuggite dal Sudan.

A testimonianza dell’intensificarsi del conflitto nel Darfur, una regione del Sudan occidentale, circa 25.000 persone – di cui l’80% donne e bambini – sono arrivate nel Ciad orientale dal 1° al 7 ottobre, il numero più alto quest’anno, secondo il Sig. Balde.

Si tratta di una cifra molto superiore a quella dell’intero mese di settembre, durante il quale circa 20.270 persone sono fuggite in Ciad.

Questo Paese, tra i più poveri del mondo, accoglie il maggior numero di rifugiati sudanesi (681.944), ma mancano i servizi di base per accoglierli, spiega Balde, sottolineando la generosità dimostrata dai ciadiani.

– “estremamente enorme” –

“Quando vediamo 25.000 arrivi, è una cifra enorme”, insiste, chiedendo maggiore sostegno da parte della comunità internazionale. Il piano regionale di risposta ai rifugiati per il 2024, stimato in 1,51 miliardi di dollari, è finanziato solo al 27%.

“Non basta, perché il numero dei rifugiati continua a crescere”, assicura l’alto funzionario dell’ONU che dice di aspettarsi “molto purtroppo nelle prossime settimane di avere molti più rifugiati in Ciad” a causa dell’intensificarsi del conflitto in Darfur, ma anche del “declino delle acque”.

Con la fine della stagione delle piogge, l’ONU spera di poter fornire maggiori aiuti al Sudan se le parti in conflitto lo consentiranno.

Diversi cicli di negoziati non sono riusciti a porre fine ai combattimenti. Alla fine di agosto, in seguito ai colloqui organizzati dagli Stati Uniti in Svizzera, i belligeranti si sono impegnati a garantire un accesso sicuro e senza ostacoli agli operatori umanitari su due rotte chiave.

“Questo ci ha aiutato a salvare vite umane” ma “non tutti gli impegni presi sono stati rispettati” e l’arrivo degli aiuti resta “limitato”, nota Balde, deplorando la persistenza di “barriere a livello amministrativo”.

Giunto a Ginevra per partecipare alla riunione annuale del comitato esecutivo dell’UNHCR, ha presieduto un dibattito sul Sudan durante il quale ha chiesto il sostegno degli “attori dello sviluppo adesso” per aiutare i rifugiati sudanesi presenti nella regione a integrarsi nel mercato del lavoro in modo da non dipendere dagli aiuti umanitari.

“Chiediamo di mobilitare gli attori dello sviluppo per integrare” gli aiuti umanitari, ha spiegato, sottolineando la necessità di pace in Sudan.

Perché pensare che gli spostamenti delle popolazioni si limiteranno al Sudan e alla regione sarebbe “un grosso errore”, aggiunge: “sono sempre di più le persone che vengono verso l’Italia, verso l’Europa, verso l’Africa del sud” e “c’è chi andrà anche ai Paesi del Golfo”.

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