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Il nord della Striscia di Gaza è nuovamente costretto all’evacuazione

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Palestinesi fuggono dalle aree settentrionali della Striscia di Gaza dopo un ordine di evacuazione israeliano, a Jabaliya, 6 ottobre 2024. HUSSAM AL-ZAANIN / REUTERS

Oltre alle operazioni di terra e agli attacchi missilistici contro il Libano, l’esercito israeliano sta intensificando i suoi attacchi nel nord della Striscia di Gaza. Mercoledì 9 ottobre queste continuarono mentre da domenica, “ordini di evacuazione” sono stati trasmessi dall’esercito israeliano e riguardano un’area arcuata, all’estremo nord dell’enclave, che comprende parti di Gaza City, le località di Beit Hanoun e Beit Lahya, vicine al territorio israeliano. Tanti luoghi già bombardati fin dalle prime ore di guerra e in parte svuotati dei loro abitanti. Gli ordini hanno indirizzato la popolazione, stimata in circa 400.000 persone secondo il governatorato di Gaza al 1È Ottobre, per dirigersi verso il sud dell’enclave.

Allo stesso tempo, è stata effettuata un’operazione militare per circondare il campo di Jabaliya, vicino a Gaza City, che da lunedì è stato oggetto di intensi spari e bombardamenti. Una madre, contattata telefonicamente mercoledì mattina, ha detto di no “non poter lasciare il campo con i propri figli” e ha aggiunto: “In ogni caso, sia che lasciamo il campo per andare a sud o che restiamo qui, il risultato è lo stesso: ci sparano in ogni caso. » Domenica, il 162e divisione dell’esercito israeliano aveva iniziato l’accerchiamento di questa località dove, secondo quanto riferito martedì sera da Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano, le operazioni in corso mirano a “raggruppamento di forze di Hamas il cui scopo era lanciare attacchi”. Indicazione del fatto che anche se i battaglioni di Hamas vengono in parte distrutti, gli elementi sopravvissuti continuano a condurre operazioni di guerriglia.

Le ingiunzioni di abbandonare l’area e di recarsi dall’altra parte del corridoio Netzrarim, installato dall’esercito e che ormai taglia in due l’enclave, non sembrano essere pienamente attuate. Secondo le Nazioni Unite, martedì sono state 70.000 le persone sfollate negli ultimi giorni in tutta la parte settentrionale di Gaza. Questi ordini di evacuazione, ricorda Juliette Touma, portavoce dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite responsabile per i profughi palestinesi, sono simili a “sfollamenti forzati, e fanno ora parte di un contesto di restrizione della circolazione nel nord di Gaza”.

Tre gli ospedali interessati

Lunedì sono stati inviati ordini di evacuazione anche ai tre ospedali della zona. In Kamal-Adwan, il direttore ha lanciato richieste di aiuto, sostenendo che l’esercito minacciava di invadere la sua struttura. A sud di Jabaliya, Mohammed Salha, direttore dell’ospedale Al-Awda, ha deciso di ignorare gli ordini di evacuazione “Non ci muoviamo. Se vorranno evacuarci, lo faranno con la forza. Abbiamo dei feriti, tanto non possiamo trasportarli”ha dichiarato martedì sera, raggiunto telefonicamente. Al-Awda continua a funzionare come può, mentre arrivano nuovi feriti. L’ospedale ne ha ricevuti una quarantina nella giornata di martedì. Lì le due sale operatorie funzionano senza sosta. Settantanove dipendenti dei 155 che precedentemente lavoravano ad Al-Awda non se ne vanno più. Nei corridoi sono stati installati letti aggiuntivi. Mohammed Salha descrive anche l’estremo pericolo per chi cerca di fuggire dalla zona, bloccato dagli spari nelle strade e dal crollo degli edifici distrutti dalle bombe dell’esercito israeliano.

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