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Attacchi jihadisti e operazioni dell’esercito nel Nord, civili uccisi

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A Gao e Timbuktu ci sono stati attacchi missilistici. A Ber, di un attentato suicida. Ma in questi tre casi i jihadisti sono stati sconfitti.

A Gao e Timbuktu i proiettili non hanno raggiunto gli aeroporti militari presi di mira. A Ber, Jnim ha diffuso le immagini di tre attentatori suicidi, ma non ha dato risultati.

L’esercito maliano non ha comunicato di questi attacchi e non ha risposto alle richieste di RFI ma, secondo diverse fonti locali, i jihadisti non sono riusciti a penetrare nell’accampamento militare di Ber, che ospita soldati maliani e procuratori di Wagner. In città si sono verificati combattimenti, dopo i quali gli aggressori sono stati uccisi.

Nella notte tra sabato e domenica, gli attacchi dei droni dell’esercito maliano hanno preso di mira “una colonna di (…) veicoli terroristici”, secondo un comunicato stampa dell’esercito, che si compiace di averla “distrutta”.

Ma numerose fonti locali, alcune legate al Quadro strategico permanente (CSP), altre senza collegamenti con i ribelli, confermano che sono stati uccisi sette civili: cercatori d’oro di nazionalità nigeriana, che erano in viaggio tra Tinzaouatène e Arlit per tornare in patria. Le stesse fonti riferiscono anche di tre persone ferite.

Quanto alla colonna Fama-Wagner, partita la settimana precedente per Tinzaouatène, ha continuato il suo cammino. Si tratta di una settantina di veicoli – secondo numerose fonti civili e di sicurezza raggiunte da RFI – carichi di mercenari Wagner, soldati maliani e combattenti provenienti da Gatia e dall’MSA, gruppi armati locali alleati o addirittura incorporati nell’esercito.

Sabato una parte del convoglio è tornata nel luogo dove alla fine di luglio si sono svolti i combattimenti più pesanti, quando i ribelli del CSP hanno ucciso diverse dozzine di combattenti Fama e Wagner. Forse cercavano i resti dei loro compagni, ma i ribelli del CSP affermano di averli evacuati.

I mezzi maliani hanno poi effettuato un’inversione di marcia ma, secondo il CSP, che ne monitora i movimenti, il convoglio si trova ancora nella zona di Intifirkit, a circa 80 chilometri da Tinzaouatène. Quali conseguenze? Evidentemente l’esercito non ha voluto specificare le proprie intenzioni.

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