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Il potere delle donne in America Latina

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Stanno accadendo cose estremamente interessanti in questo momento in America Latina, questo vasto territorio che gli Stati Uniti considerano ancora il loro cortile, con alcune decine di basi militari pronte a intervenire nel caso in cui la “sicurezza” dell’impero fosse minacciata.

È soprattutto dal lato femminile che le cose si muovono. Naturalmente c’è stata l’elezione di Michelle Bachelet in Cile. Iscritta al Partito socialista, ha ricoperto due mandati, dal 2006 al 2010, poi dal 2014 al 2018. Poi, in Argentina, al di là delle Ande, l’elezione di Cristina Fernández de Kirchner. È stata presidente della sua nazione dal 2007 al 2015, poi vicepresidente dal 2019 al 2023. Dal 2011 al 2016, il colosso brasiliano è stato guidato da una donna, Dilma Rousseff. In Honduras, un piccolo paese dell’America Centrale, Xiomara Castro è stata eletta presidente del paese nel 2021. Poi, molto recentemente, è stato il turno del Messico di unirsi a questa ondata femminile con l’elezione di Claudia Sheinbaum a presidente di questo paese che condivide almeno una caratteristica del Quebec: il suo lungo confine con gli Stati Uniti.

Tutte queste donne sono unite da un denominatore comune: sono di sinistra, progressiste, determinate e, in generale, poco inclini a piegarsi ai dettami dell’impero statunitense. Non hanno ricchezza personale e tutti hanno a cuore la sorte dei meno fortunati.

La recente elezione di Claudia Sheinbaum, appartenente al Movimiento de Regeneración nacional (Morena), il partito fondato da Andrés Manuel López Obrador (AMLO), è un colpo d’allarme che senza dubbio preannuncia una nuova era nelle relazioni tra il Messico e il suo vicino americano. Claudia, come è già familiaremente conosciuta, succede ad AMLO, che durante il suo mandato aveva promesso di intraprendere la “Quarta Trasformazione” del Paese.

Ma cos’è questa “Quarta Trasformazione”? me lo dirai. Io risponderei: una sorta di Rivoluzione Tranquilla. La prima trasformazione avvenne durante la Guerra d’Indipendenza, tra il 1810 e il 1821, per porre fine al vincolo coloniale e alla schiavitù durato trecento anni. La seconda trasformazione avvenne tra il 1858 e il 1861, con il governo di Benito Juárez che gettò le basi di un vero Stato nazionale, con la separazione dei poteri di Chiesa e Stato. La terza è stata la rivoluzione contro trent’anni di dittatura, guidata tra gli altri dal famoso Emiliano Zapata. Si concluse con la Costituzione del 1917. Nel frattempo gli Stati Uniti avevano conquistato metà del territorio messicano: California, Utah, Nevada, Colorado, Wyoming, Nuovo Messico e Messico.

Che dire della “Quarta Trasformazione”? Tutto è iniziato con l’avvento al potere di AMLO che ha promesso di attuare tutta una serie di misure sociali per ridurre la povertà, migliorare l’occupazione e i salari e combattere il traffico di droga e la criminalità grave. AMLO lascia la presidenza con un indice di gradimento popolare del 60%. Un bel successo in un Paese che sembra ingovernabile.

Claudia ha promesso di continuare il lavoro iniziato dal suo predecessore sei anni prima. Tequila, tacos piccanti e mariachi per festeggiare Viva il Messico! EHI!

Estratti dal mio diario personale

Questa mattina, giovedì, ho letto sul quotidiano Gioventù ribelle una notizia molto triste: Israele ha bombardato il “quartiere americano” di Beirut, un quartiere che di americano non ha nulla, ma dove una delle case bombardate ospitava due corrispondenti cubani dell’agenzia latinoamericana Prensa Latina. Per fortuna al momento del bombardamento non si trovavano sul posto. La casa apparteneva a un giornalista libanese che viveva a Cuba da undici anni ed era diventata un’oasi di pace in mezzo ai tumulti, dove la gente veniva a incontrarsi, a riunirsi, a festeggiare, a mangiare un boccone, a bere e cantare, in un’atmosfera molto cubana. Oggi non sono altro che detriti. Mi viene in mente una poesia di Pablo Neruda, scritta in piena guerra civile spagnola, nel 1937:

“Abitavo in un quartiere di Madrid / con campanili / orologi e alberi / La mia casa si chiamava / la casa dei fiori perché spuntavano gerani ovunque: era / una bella casa / con cani e bambini / E una mattina era tutto in fiamme / e una mattina i bracieri / uscirono dalla terra / divorando esseri umani / e da allora fu fuoco / era polvere e sangue / Guarda la mia casa morta / Guardala distrutta Spagna […]»

Spesso la gente mi chiede come vivo a Cuba e penso a tutte queste case morte. Sto bene.

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