Lasciando Manbij, nel nord-est della Siria, sotto i bombardamenti dell’Esercito nazionale siriano (SNA), una fazione ribelle alleata di Ankara, Mahmoud ha represso tutti i suoi sentimenti. “Il mio unico obiettivo era restare in vita per la mia famiglia”dice questo curdo di 45 anni. Incontrato venerdì 10 gennaio a una sessantina di chilometri di distanza, in un villaggio vicino a Kobané, dove ora vive con la famiglia, ha scelto di restare anonimo. “Anche se Bashar Al-Assad se n’è andato, non sappiamo cosa accadrà”spiega.
Leggi anche | In diretta, le guerre in Medio Oriente: segui le ultime informazioni
Leggi più tardi
La partenza di Mahmoud risale al 9 dicembre 2024. Incoraggiata dalla rapida avanzata dei ribelli islamici del gruppo Hayat Tahrir Al-Cham contro il regime di Bashar Al-Assad, la Turchia aveva inviato, pochi giorni prima, i suoi amici di ANS nella assalto a diverse città nel nord-est della Siria, fino ad allora sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF), principalmente curde. L’8 dicembre l’SNA ha preso il controllo della città strategica di Tall Rifaat e dei suoi dintorni, a circa 20 chilometri dal confine turco. Lo stesso giorno, a Damasco, viene rovesciato il dittatore siriano. Il giorno successivo cade a sua volta Manbij, la città di Mahmoud, detenuta per anni dalle forze curde.
Ti resta l’85,58% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.