“Spero che gli americani capiranno“, è con queste parole che Joe Biden conclude un comunicato stampa pubblicato domenica 1 dicembre 2024, per annunciare la grazia concessa dal presidente al figlio di 54 anni.
Hunter Biden era in attesa di sentire la sua sentenza in due casi di cui si era dichiarato colpevole nel 2024, evitando così processi di alto profilo con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali. Ha rischiato fino a 25 anni di carcere nel primo caso, per aver mentito sulla sua dipendenza dalla droga al momento dell'acquisto di un'arma nello stato del Delaware, e fino a 17 anni di carcere per il secondo, riguardante un caso di frode fiscale e false dichiarazioni per un importo di 1,4 milioni di dollari. Due casi chiusi quindi, con questa grazia presidenziale di cui beneficerà Hunter Biden.
“Nessuna persona ragionevole, esaminando i fatti, può giungere a una conclusione diversa da questa […] Hunter è stato scelto solo perché è mio figlio e questo non va bene“, giustifica Joe Biden, 50 giorni prima della sua partenza dalla Casa Bianca.
Tuttavia, negli ultimi mesi il presidente americano aveva adottato una linea radicalmente diversa. Come presidente e candidato alla sua rielezione, poi come appoggio al suo vicepresidente, aveva ripetuto più volte che non sarebbe intervenuto nei guai legali di suo figlio e che non si trattava di concedergli una grazia. È stato anche un potente indicatore, da parte democratica, di una pratica del potere diversa da quella di Donald Trump e del campo repubblicano. Promessa andata.
“Ho detto che non avrei interferito con il processo decisionale del Dipartimento di Giustizia e ho mantenuto la parola data, anche quando ho visto mio figlio essere perseguito selettivamente e ingiustamente.“, sostiene il presidente americano, prima di porre un avvertimento che distrugge il suo principio. “Credo nel sistema giudiziario, ma Credo anche io [qu’une forme] la politica cruda ha infettato questo processo e [que] ciò ha portato a un errore giudiziario“.
La convinzione personale di un padre, a fine carriera, prevale quindi sulle posizioni di un presidente, che usa il suo ultimo respiro di potere per perdonare il figlio, al tramonto del suo mandato e della sua vita politica, rinnegando la sua promessa e mettere in discussione un fondamento democratico. Joe Biden potrebbe benissimo sostenere che altri lo hanno fatto prima di lui, come Clinton o Trump, ma sta aprendo la strada a tutti gli eccessi e dando al suo ex rivale qualcosa su cui lavorare.
Donald Trump ovviamente coglierà quello che per lui sembra essere un dono del cielo. Il presidente eletto potrà giustamente affermare di “ce lo ha detto“, e avrà completa libertà di usare e abusare di un'arma che ha già brandito. Charles Kushner, futuro ambasciatore in Francia, appena nominato, che altri non è che il padre del genero di Donald Trump, ha così beneficiato di un grazia dello stesso tipo nel 2020, dopo le sue condanne per frode fiscale e falsificazione di testimoni.
Come potrà ora il Partito Democratico esprimere la minima critica a queste pratiche? Impossibile. E come contestare l'indulto promesso a centinaia di rivoltosi, pesantemente condannati per l'assalto al Campidoglio, e che Donald Trump definisce come “ostaggi“? Con questa decisione, Joe Biden assesta chiaramente un duro colpo alla vacillante democrazia americana, danneggiata da populismo, disinformazione e smentite. Un altro chiodo sulla bara, in assenza di un colpo di grazia.