(AFP/LOIC VENANCE)
A causa della mancanza di armonizzazione tra i paesi europei, esistono centinaia di sistemi di etichettatura e loghi diversi, sottolinea la Corte con sede a Lussemburgo.
“Il consumatore è semplicemente perduto”. La giungla dell’etichettatura alimentare nell’Unione Europea
inganna i consumatori,
denuncia la Corte dei conti europea, in un rapporto pubblicato lunedì 25 novembre in cui si evidenzia
“preoccupanti lacune legislative”.
“Gli alimenti sono descritti come ‘freschi, puliti, naturali o verdi’ – tutti
termini non regolamentati
che può dare l’impressione che i prodotti siano più sani o più rispettosi dell’ambiente di quanto non siano in realtà”, si rammarica Keit Pentus-Rosimannus, incaricato di questo audit presso la Corte. I 450 milioni di consumatori europei si ritrovano
esposti a messaggi che sono “deliberatamente o meno, fuorvianti”.
In assenza di armonizzazione tra i paesi europei, c’è
centinaia di sistemi di etichettatura e loghi diversi,
sottolinea la Corte con sede a Lussemburgo. Il rapporto critica quindi la coesistenza all’interno dell’UE di
diverse etichette nutrizionali
– “Nutri-score” (Germania, Belgio, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi), “Keyhole” (Danimarca, Lituania, Svezia), “NutrInform Battery” in Italia e un “simbolo del cuore” in Finlandia. Ciò “porta all’effetto esattamente opposto a quello ricercato:
seminare confusione anziché informare
e riguardo alla guida”, si lamentava Keit Pentus-Rosimannus.
Sanzioni “non sempre dissuasive”
In termini di etichettatura, una serie di norme europee prevedono attualmente il
menzione delle informazioni essenziali
sui prodotti alimentari. Ma i controlli degli Stati membri sono insufficienti, secondo il rapporto, e le sanzioni “non sempre dissuasive”. La Corte si rammarica di ciò
complessità dei sistemi di controllo,
ad esempio in Belgio con due autorità competenti a livello federale e tre a livello regionale.
Il rapporto deplora inoltre il fatto che le norme europee consentano di elogiare sulle confezioni le virtù di un prodotto come “ricco di vitamina C” o “di fibre”, anche quando contiene
alto contenuto di grassi e zuccheri.
L’audit esamina anche i cosiddetti prodotti vegetali “botanici”, deplorando che lo siano i consumatori
“esposto ad accuse infondate
su una valutazione scientifica”. In assenza di un elenco europeo sugli effetti positivi o non positivi di questi prodotti per la salute, gli Stati membri hanno il proprio approccio, con
promesse “potenzialmente fuorvianti”.
sulla confezione. Il rapporto menziona un prodotto a base di ginseng, sostenendo di promuovere “il tono muscolare e il recupero”.
Una “scioccante mancanza di volontà politica”
La Corte rileva infine “l’assenza di norme europee in materia
etichette vegetariane e vegane”,
non definito nella legislazione dell’UE. L’audit ha coperto un periodo dal 2011 al 2023, con la Commissione europea e le autorità di tre paesi, Belgio, Italia e Lituania, per analizzare diverse tipologie di etichettatura rispettando un “equilibrio geografico” all’interno dell’UE.
Durante i lavori hanno ascoltato i giudici dell’organizzazione europea per la difesa dei consumatori Foodwatch
“Sconcertante” la “mancanza di volontà politica”.
delle istituzioni europee” sull’armonizzazione dell’etichettatura. Secondo la ONG,
“Nutri-Score dovrebbe essere il logo nutrizionale obbligatorio
sulla parte anteriore della confezione in tutta Europa.
Sensibili, queste domande sull’etichettatura
spesso dividono i 27.
Alcuni stati come la Germania o la Francia stanno spingendo, ad esempio, per estendere l’obbligo di menzionare l’origine degli alimenti a più prodotti, oltre al miele, all’olio d’oliva, alla carne fresca, alle uova, alla frutta e alla verdura fresca… Ma altri lo fanno opposto ad esso
temendo le conseguenze
per i propri settori produttivi.