a Pusan, il mondo ha sfidato il mondo per fermare l’inquinamento fuori controllo

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Un dipendente della ONG Marea Verde lavora su Wanda, la gigantesca macchina idraulica e solare che raccoglie i rifiuti del fiume Juan Diaz, a Panama, 1 ottobre 2024. MARTIN BERNETTI/AFP

Pettina il 29e Si è conclusa a Baku la Conferenza delle Parti sul Clima (COP29) la diplomazia ambientale si riunisce a Pusan ​​(Corea del Sud) per affrontare un’altra minaccia planetaria, la plastica. Dal 25 all'1 novembre sono attesi delegati da 175 paesiÈ Dicembre per quello che dovrebbe essere il quinto e ultimo round di negoziati volti a finalizzare un trattato globale per porre fine all’inquinamento da plastica. Con un obiettivo: realizzare uno strumento internazionale giuridicamente vincolante entro la fine dell’anno. Come in Azerbaigian, su Pusan ​​incombe lo spettro del fallimento.

Con l’avanzare dei cicli di negoziati, che inizieranno nel marzo 2022 con una risoluzione delle Nazioni Unite descritta come“storico”il progetto di testo (tiraggio zero) è cresciuto fino a diventare un manuale di 87 pagine, con opzioni e sottoopzioni contrastanti, con 7.400 menzioni tra parentesi. “Se teniamo solo quello che non c’è tra parentesi, cioè quello che c’è consenso, ci ritroviamo con una pagina e mezza, è terrificante”commenta Henri Bourgeois-Costa, direttore delle relazioni pubbliche della Fondazione Tara Océan, che documenta l'inquinamento causato dalla plastica dal 2010 attraverso le sue spedizioni scientifiche.

Per uscire da questa situazione di stallo, il presidente del Comitato Intergovernativo di Negoziazione (CIN), l’ecuadoriano Luis Vayas Valdivieso, ha preso l’iniziativa di elaborare un altro testo (non papernel gergo delle Nazioni Unite), dagli elementi di cui ritiene di beneficiare in misura sufficiente “convergenze” : 31 articoli, che occupano una quindicina di pagine. Questa nota, che non ha status ufficiale, potrebbe servire come base per i negoziati a Pusan ​​se gli Stati la accetteranno. Ma con un rischio significativo: indebolirne l’ambizione.

Chiudi il rubinetto alla fonte

Per la ministra francese per la Transizione ecologica, Agnès Panier-Runacher, che non andrà a Pusan ​​perché l'ospite coreano non ha previsto riunioni ministeriale, il presente testo non costituisce “Non è una buona base per i negoziati” e augura “discussioni difficili” e un “accordo incerto”.

Lamentela principale: il documento evita qualsiasi riferimento a qualsiasi obiettivo di riduzione della produzione di plastica. Questa questione costituisce la principale linea di divisione, che ha continuato ad allargarsi, tra i due blocchi che si fronteggiano dall’inizio dei negoziati.

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Da un lato, una coalizione che riunisce 67 membri, tra cui Francia, Germania, Regno Unito e Unione europea (UE), difende un testo di “alta ambizione”, che tiene conto dell’intero ciclo di vita delle materie plastiche, e quindi della loro produzione, per tagliare il rubinetto alla fonte. Dall’altro i Paesi produttori di petrolio, per i quali la plastica e in particolare il settore degli imballaggi costituiscono una nuova fonte e quali vogliono limitare il trattato alla questione della gestione e del riciclaggio dei rifiuti. Intorno all'Arabia Saudita e all'Iran, a “gruppo della stessa sensibilità”, che comprende Russia, Brasile e India. Il principale produttore di plastica, la Cina, è sulla stessa linea.

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