Secondo la bozza, il Nicaragua si definisce uno Stato “rivoluzionario” e include tra i suoi simboli nazionali la bandiera rossa e nera dell’FSLN.
Un mandato presidenziale prolungato
Daniel Ortega, ex guerrigliero di 78 anni che governò il Nicaragua negli anni ’80, è al potere dal 2007. È accusato da Stati Uniti, Unione Europea e paesi dell’America Latina di aver instaurato un’autocrazia nel paese.
Secondo il testo della riforma, “la Presidenza della Repubblica è composta da un copresidente e da un copresidente”, che saranno designati nel corso di elezioni organizzate “ogni sei anni”, e non più ogni cinque anni.
I due leader coordineranno “gli organi legislativi, giudiziari, elettorali” ovvero quelli che gestiscono regioni e comuni, che la Costituzione attualmente in vigore considera indipendenti.
Una “aggressione definitiva allo Stato di diritto”, “un colpo diretto alla democrazia”
Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, ha condannato il progetto, considerandolo “una forma aberrante di istituzionalizzazione della dittatura coniugale” e una “aggressione estrema contro lo stato di diritto democratico”, dopo una conferenza stampa pubblicazione.
Criticano il testo anche organizzazioni in esilio, come l’Alleanza universitaria nicaraguense (AUN), secondo la quale la riforma annunciata “distrugge i diritti fondamentali, legittima la violenza dello Stato e concentra tutti i poteri nelle mani di Ortega e Murillo. Un colpo diretto alla democrazia e alle libertà”.
La bozza prevede inoltre che “i traditori della patria perdano la nazionalità nicaraguense”. A seguito delle proteste del 2018, circa 450 politici, uomini d’affari, giornalisti, intellettuali, attivisti per i diritti umani e membri del clero erano già stati espulsi dal Nicaragua e privati della loro nazionalità.
Ridotta la libertà dei media
Daniel Ortega e la sua potente moglie accusano la Chiesa, i giornalisti e le ONG di aver sostenuto queste proteste che hanno provocato più di 300 morti, secondo l’ONU, e che il governo nicaraguense considera un prolungato tentativo di colpo di stato da parte di Washington.
In totale, 278 giornalisti sono andati in esilio ed esercitano la loro professione dal Costa Rica e dagli Stati Uniti, mentre una cinquantina di religiosi sono stati inviati all’estero, principalmente in Vaticano.
“Lo Stato garantirà che i media non siano soggetti a interessi stranieri e non diffondano notizie false”, sottolinea la bozza, che stabilisce restrizioni sui media.
Nella riforma, il governo prevede anche di creare una “forza di polizia volontaria”, composta da civili, per “supportare” le forze di sicurezza.