Bruno Retailleau si dice contrario a riprendere l'esame del testo

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Il ministro dell'Interno ha parlato a titolo personale, anche se da tempo si oppone al diritto all'eutanasia e al suicidio assistito.

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Pubblicato il 17/11/2024 20:38

Aggiornato il 18/11/2024 10:31

Tempo di lettura: 2 minuti

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Il ministro degli Interni, Bruno Retailleau, durante una conferenza stampa, a Metz (Mosella), il 15 novembre 2024. (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP)

“Dobbiamo riprendere l'esame del testo sul fine vita ?” La domanda è stata posta dai giornalisti del programma “Grand jury”, domenica 17 novembre, al ministro dell'Interno. “Per quanto mi riguarda, non ci credo” ha risposto Bruno Retailleau, sostenitore dello sviluppo delle cure palliative.

L'esame del testo sul fine vita è stato interrotto in Parlamento dallo scioglimento. Avrà legalizzato il suicidio assistito e, in certi casi, l'eutanasia, con condizioni rigorose e senza usare questi termini, preferendo parlare di“assistenza attiva al morire”. Il 5 novembre, la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet, ha annunciato che il testo sarà nuovamente esaminato dall’Assemblea nazionale a partire dal 27 gennaio 2025.

“Temo che non sia un testo per la fraternità”, ha commentato il ministro riferendosi alle parole del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, che nel marzo 2024 aveva presentato questo progetto esecutivo come un “legge di fraternità”. “Quello che temo è che seguiremo l'esempio, purtroppo, di Olanda, Canada, Belgio dove lasciamo una porta socchiusa. E la porta, qualche anno dopo, finisce spalancata, dove non abbiamo più alcuna tutela” , proporre Bruno Retailleau.

Domenica i membri della Convenzione dei cittadini sulla fine della vita si sono riuniti in un collettivo, come ha ribadito il giornale La Tribuna che il voto sulla legge rimaneva “indispensabile” e ha chiesto “solennemente che il dibattito riprenda da” del disegno di legge del deputato MoDem Olivier Falorni. Quest'ultimo ha poi reagito sul social network “dibattere nel rispetto delle convinzioni di ciascuno”.



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