I risultati finali delle controverse elezioni parlamentari svoltesi alla fine di ottobre in Georgia hanno confermato la vittoria del partito al governo, ha annunciato sabato la Commissione elettorale del Paese caucasico. L’opposizione ha denunciato un voto “rubato” mentre l’Occidente ha chiesto indagini.
Secondo i risultati finali comunicati dalla Commissione, il partito al governo Sogno Georgiano ha ottenuto il 53,9% dei voti contro il 37,8% di un’alleanza di partiti di opposizione.
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In attività dal 2012, Georgian Dream è accusata dai suoi detrattori di una deriva autoritaria filo-russa e di voler allontanare la Georgia dall’Unione Europea, cosa che smentisce. L’opposizione ha accusato, tra gli altri metodi, il governo di comprare voti e di sottoporre gli elettori a pressioni, soprattutto nelle zone scarsamente popolate.
“Metodologia russa” di frode
La presidente georgiana Salomé Zourabichvili, rompendo con il governo, ha denunciato un sofisticato sistema di frode secondo la “metodologia russa” prima di rifiutarsi di rispondere alla convocazione della procura per dettagliare le sue accuse.
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All’inizio di novembre, anche un istituto elettorale che ha seguito le elezioni e un’organizzazione di osservatori elettorali hanno dichiarato che l’analisi dei risultati suggeriva una frode diffusa. Washington e Bruxelles, preoccupate per le “irregolarità”, dal canto loro hanno chiesto indagini.
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Processo di adesione all’UE congelato
Dopo le elezioni, il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze, al contrario, ha ritenuto che le elezioni fossero state “del tutto corrette”, prima di promettere che “l’integrazione europea” restava la “priorità principale” di Tbilisi. L’adesione all’UE, come quella alla NATO, figura anche nella costituzione georgiana.
L’Unione europea ha fatto di queste elezioni un test nella prospettiva di questa adesione. Dopo la promulgazione in primavera di una legge “sull’influenza straniera” ispirata alla legislazione russa che il Cremlino usa per mettere la museruola alla società civile e all’opposizione, Bruxelles ha congelato il processo di adesione in segno di protesta. Una legge che limita i diritti delle persone LGBT+ è un altro motivo di discordia con l’UE.
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afp/vic
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