Riunione del G7 | Biden e Macron criticano la posizione della Meloni sull’aborto

-

(Bari) Joe Biden ed Emmanuel Macron giovedì hanno criticato la contrarietà di Giorgia Meloni all’aggiunta di una frase incisiva a favore del diritto all’aborto nella dichiarazione finale del vertice del G7 tenutosi in Italia.


Inserito alle 7:51

Aggiornato alle 14:44

Ella IDE

Agenzia media francese

Le obiezioni del primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni, il cui paese presiede quest’anno il G7, hanno particolarmente irritato i suoi partner. Del G7 fanno parte, oltre all’Italia, Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Giappone.

Il presidente Joe Biden “desiderava davvero tanto che avessimo almeno le parole che si riferiscono a ciò che abbiamo avuto a Hiroshima sulla salute delle donne e sui diritti riproduttivi” durante il G7 del 2023 sotto la presidenza giapponese, ha sottolineato un alto funzionario americano a condizione di anonimato.

“Il comunicato stampa [final du G7] riaffermerà l’impegno preso a Hiroshima”, ha criticato il funzionario, riferendosi al sostegno espresso in Giappone per l’interruzione volontaria “sicura e legale” della gravidanza (aborto).

Rimpianto

Il presidente francese Emmanuel Macron, da parte sua, si è rammaricato della posizione italiana. “La Francia ha integrato questo diritto delle donne all’aborto, la libertà di disporre del proprio corpo, nella sua Costituzione”, ha ricordato a margine del vertice.

“Queste non sono le stesse sensibilità che ci sono oggi nel vostro Paese […]. Me ne pento”, ha detto in risposta a un giornalista italiano.

I servizi di MMe La Meloni, nota per le sue posizioni ultraconservatrici a favore della famiglia tradizionale, mercoledì ha negato qualsiasi censura, affermando che le trattative sono ancora in corso.

L’anno scorso, nel comunicato finale successivo al vertice in Giappone, i leader hanno espresso la loro “grande preoccupazione” per il declino dei diritti delle donne.

Si sono inoltre impegnati a garantire “l’accesso all’aborto sicuro e legale e alle cure post-aborto”. Una fonte vicina alle trattative ha detto all’AFP in apertura di giornata che dal 2021 “si parla di “accesso sicuro””, ma che “la Meloni non lo vuole”.

“Lei è isolata su questo argomento. Ma poiché è il Paese ospitante, gli altri hanno deciso di non farne un casus belli”, ha poi aggiunto la fonte.

Sembra che gli americani non abbiano voluto fermarsi qui, mentre l’aborto è un tema caldo negli Stati Uniti, dove il presidente Joe Biden ha denunciato le restrizioni a questo diritto fondamentale imposte negli stati più conservatori.

FOTO ANDREW MEDICHINI, STAMPA ASSOCIATA

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden

“Madre cristiana”

Salita al potere nell’ottobre 2022, Giorgia Meloni, che ama presentarsi come una “madre cristiana”, è accusata dai difensori dei diritti delle donne di cercare di ostacolare l’accesso all’aborto in Italia, un paese in cui la Chiesa cattolica mantiene un peso significativo.

Sebbene l’aborto sia autorizzato dal 1978, l’accesso è fortemente limitato dall’altissima percentuale di ginecologi che invocano l’obiezione di coscienza per rifiutarsi di praticarlo.

Ad aprile, il parlamento italiano, dominato dalla destra e dall’estrema destra, ha approvato una misura promossa dal governo Meloni che consente agli attivisti anti-aborto di essere presenti nelle cliniche dove si recano le donne che vogliono abortire, suscitando indignazione i partiti di opposizione.

Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura e cognato di MMe Meloni, nel suo comunicato stampa, ha messo in dubbio la “opportunità” per il G7 di sostenere l’aborto, mentre Papa Francesco, accanito oppositore dell’aborto, è invitato al vertice venerdì.

Elly Schlein, capofila del Partito Democratico (PD, centrosinistra, principale partito di opposizione), ha invece accusato MMe Meloni per minare la posizione dell’Italia sulla scena internazionale mettendo in discussione un “diritto fondamentale”.

-

PREV A Madrid Erdogan ringrazia Sánchez per le sue posizioni su Gaza
NEXT Sudafrica: l’ANC raggiunge un accordo dell’ultimo minuto per formare un governo di coalizione