L’attivista svedese ha criticato i governi “autoritari” di Georgia, Russia, Iran e Azerbaigian, accusando l’Occidente di “chiudere un occhio sull’oppressione in cambio di risorse”.
L’attivista ambientale svedese Greta Thunberg ha organizzato una manifestazione pro-democrazia questo lunedì, 11 novembre, a Tbilisi per denunciare “l’autoritarismo” in Georgia e Azerbaigian, dove si è aperta la COP29.
Lunedì sera, Greta Thunberg ha guidato diverse decine di manifestanti che si sono radunati in Piazza della Libertà, nel centro di Tbilisi, per quella che ha definito una manifestazione “contro l’ondata di autoritarismo e sfruttamento che sta investendo il Caucaso.
I manifestanti hanno esposto cartelli con la scritta “Liberate 300 prigionieri politici in Azerbaigian” e “Democrazia per la Georgia”.
Presunta frode elettorale
L’attivista svedese si è recato a Tbilisi per unirsi alle proteste antigovernative. Nelle ultime settimane, decine di migliaia di persone sono scese in piazza in Georgia per protestare contro presunti brogli nelle elezioni del 26 ottobre, vinte dal partito al governo filo-russo Sogno Georgiano.
Quest’ultimo sostiene che il voto è stato libero e giusto, ma i suoi detrattori lo accusano di aver deviato la Georgia dal suo cammino verso l’Europa e di aver riportato Tbilisi nell’orbita di Mosca.
Lotta contro i governi “autoritari”.
Greta Thunberg ha continuato accusando i governi “autoritari” di Azerbaigian, Georgia, Russia e Iran di “imporre il controllo, soffocare il dissenso (e) opprimere il proprio popolo”.
Ha criticato l’Occidente per “aver chiuso un occhio sull’oppressione in cambio di risorse”, affermando che “le potenze occidentali sono complici della repressione e della sofferenza affrontate dal popolo del Caucaso”.
Il vicino Azerbaigian ospita la COP29
“L’Azerbaigian, usando la COP29 come facciata, sta rafforzando il suo controllo con una falsa agenda ‘verde’, rafforzando la presa sul potere e intensificando le tensioni regionali”, ha detto l’attivista sul social network
Gruppi internazionali per i diritti umani hanno denunciato la repressione che il governo del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev ha scatenato contro gli attivisti della società civile in vista della COP29.
Il Parlamento europeo ha anche criticato la repressione dell’Azerbaigian nei confronti dei suoi oppositori e ha affermato che “le continue violazioni dei diritti umani sono incompatibili” con l’ospitare la COP.
Delegati provenienti da quasi 200 paesi si sono riuniti per il forum di due settimane a Baku, dove si prevede che i negoziatori aumentino l’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno per finanziare la lotta contro il cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo.