Ultimo giorno della maratona elettorale per ridisegnare il panorama politico dell’Ue

Ultimo giorno della maratona elettorale per ridisegnare il panorama politico dell’Ue
Ultimo giorno della maratona elettorale per ridisegnare il panorama politico dell’Ue
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Una ventina di paesi, tra cui Francia e Germania, voteranno domenica per scegliere i propri eurodeputati, chiudendo una maratona elettorale che potrebbe ridisegnare gli equilibri politici di un Parlamento europeo in cui si prevede la presenza dell’estrema destra.

Al termine di una campagna elettorale dal clima teso per la guerra in Ucraina e il sospetto di disinformazione russa, forti punteggi da parte della destra radicale, nazionalisti ed euroscettici potrebbero complicare le maggioranze dell’emiciclo e riconfigurare le alleanze.

In totale, più di 360 milioni di europei sono chiamati alle urne per nominare 720 membri del Parlamento europeo. L’Olanda ha aperto giovedì confermando, secondo le stime, la spinta del partito di estrema destra di Geert Wilders.

In Italia, dove le votazioni sono iniziate sabato e sono proseguite domenica, il partito post-fascista Fratelli d’Italia (FDI) del capo del governo Giorgia Meloni è il grande favorito e potrebbe mandare nell’emiciclo 22 deputati, rispetto ai sei attuali.

Verranno esaminati anche i risultati nei due paesi più grandi dell’Unione. I sondaggi in Francia prevedono una vittoria storica per il Raggruppamento Nazionale (RN) guidato da Jordan Bardella, molto più avanti rispetto alla lista del partito del presidente Emmanuel Macron.

I conservatori tedeschi dovrebbero avere un buon vantaggio (30,5% secondo un sondaggio) nella dura battuta d’arresto del cancelliere socialista Olaf Scholz. Ma i socialisti e i verdi stanno lottando per il secondo posto con l’AfD, un partito di estrema destra che approfitta di una situazione economica cupa.

E questo anche se l’AfD ha visto sgretolarsi i guadagni attesi a causa degli scandali che hanno investito la sua capolista – sospettata di finanziamenti russi e cinesi -, che l’hanno costretta ad essere esclusa dal gruppo di cui faceva parte al Parlamento europeo insieme al Marina militare.

– Gli equilibri scossi –

In Austria, il Partito della Libertà (FPÖ) di estrema destra è in testa alle elezioni per la prima volta, mentre in Polonia si prevede che la coalizione centrista ed europeista del primo ministro Donald Tusk sarà quasi alla pari con il nazionalista populista Legge e Giustizia ( PiS) seguito dal partito di estrema destra Konfederacja, molto euroscettico.

Mentre i deputati adottano la legislazione di concerto con gli Stati, l’ascesa dei diritti radicali potrebbe influenzare questioni cruciali: la difesa contro una Russia espansionista, la politica agricola, l’obiettivo climatico 2040, il perseguimento di misure ambientali, ecc.

Queste elezioni “determineranno i prossimi cinque anni”, ha assicurato sabato la Meloni, che ha ribadito di voler “difendere le frontiere dall’immigrazione clandestina, tutelare l’economia reale, lottare contro la concorrenza sleale”.

Mentre l’equilibrio risultante dalle elezioni determinerà anche la ripartizione delle posizioni di vertice nell’Ue, il leader italiano potrebbe giocare un ruolo cruciale nella riconferma di Ursula von der Leyen, del Ppe (a destra), a presidente della Commissione europea.

La sua nomina, che dovrà essere validata dai leader dei Ventisette e poi dal Parlamento, non è certa.

Se il PPE dovesse restare la prima forza in Parlamento (circa 170 seggi secondo i sondaggi), seguito dai socialdemocratici (circa 140 seggi attesi), si tratta della terza posizione in cui Renew Europe (i liberali, compreso il partito Rinascimentale di Emmanuel Macron) ) si vede minacciato dall’ascesa dei due gruppi della destra radicale ECR (che comprende Fratelli d’Italia) e ID (che comprende la RN francese).

– L’estrema destra divisa sulla Russia –

L’attuale “grande coalizione” di destra/socialista/liberale, che forgia compromessi alla Camera, dovrebbe mantenere la maggioranza ma vedere ridotto il suo spazio di manovra, costringendola a trovare forze aggiuntive e facendo presagire intensi negoziati.

Giorgia Meloni è corteggiata dalla signora von der Leyen che vede in lei un partner adatto, europeista e filoucraino. Ma anche dalla leader della RN Marine Le Pen, che sogna di formare un grande gruppo nazionalista che unisca membri dell’ECR e dell’ID.

Una prospettiva molto incerta: se condividono un evidente euroscetticismo e un sovranismo, la loro eventuale fusione resta complicata da differenze significative, soprattutto sulla Russia.

A differenza di Giorgia Meloni ma anche dei partiti della destra radicale in Polonia, il primo ministro nazionalista ungherese Viktor Orban, il cui partito Fidesz è accreditato al 50%, ha condotto una campagna ostile agli aiuti a Kiev e allarmista sui rischi di un’escalation del conflitto, designando l’UE e La NATO è colpevole e eclissa il ruolo di Mosca, alla quale Orban è vicino.

Nella vicina Slovacchia, l’attentato al primo ministro Robert Fico ha rafforzato il sostegno al suo campo pro-Putin.

Abbastanza da ostacolare i negoziati a livello europeo, in un momento in cui i Ventisette cercano di rafforzare la propria industria della difesa mentre faticano a sbloccare i fondi necessari.

All’indomani delle elezioni europee, le questioni legate alla difesa saranno al centro dell’attenzione al vertice del G7 che si terrà in Italia dal 13 al 15 giugno.

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