Cè l’autunno, la stagione delle raffiche e dello sfarzo. Prima di indossare i suoi tetri abiti invernali, la natura getta le sue ultime luci; il fogliame è ornato di rubini e oro. Ma già gli alberi stanno diventando spogli. Strappate dalle raffiche, le foglie volano via.
Gli antichi greci chiamavano questo autunno «apoptosi»da cui deriva l’attuale termine “apoptosi”, che designa un fenomeno di morte cellulare programmata. Infatti, la senescenza fogliare è un processo attivo, programmato nelle cellule vegetali. Almeno per gli alberi decidui – le cui foglie cadono a fine stagione, solitamente in autunno – che spesso vivono in zone esposte al gelo in inverno.
“Perdendo le foglie in autunno, questi alberi impediscono il congelamento durante la stagione fredda”indica Jérôme Chave, ecologo del CNRS (Università di Tolosa). Prevengono inoltre il rischio di rompere i rami di grandi dimensioni che, se fossero ricoperti di foglie, tratterrebbero tanta neve o ghiaccio da poter cedere. Al contrario, altri alberi mantengono il fogliame sempreverde, anche durante l’inverno. Vivono nelle regioni meridionali meno esposte al freddo, dove i loro aghi sono protetti da una cuticola cerosa, come i pini.
Combinazione di segnali
« Attraverso la nebbia autunnale/Cadono le foglie del giardino./La loro caduta è lenta. Possiamo seguirli/Con gli occhi riconoscere/La quercia dalla foglia di rame,/L’acero dalla foglia sanguigna”, notava il poeta François Coppée (1842-1908). La scienza ora ci dice perché.
Leggi anche | Articolo riservato ai nostri abbonati Perché le rose non hanno spine?
Leggi più tardi
È una combinazione di segnali, in autunno, che fa entrare le foglie nella senescenza: l’accorciamento accelerato delle giornate, che l’albero misura attraverso i fotorecettori (o fitocromi). fogliare, associato a raffreddamento notturno e, talvolta, anche a siccità.
Il primo segno di questo ingresso nella senescenza è la progressiva perdita dell’emblematico verde delle foglie. Man mano che la durata della luce del giorno si accorcia, infatti, il famoso pigmento che le colora di verde si degrada. Questo pigmento è la clorofilla, responsabile dell’avvio dell’alchimia della fotosintesi: sfruttando l’energia della luce solare, questo processo converte l’acqua (prelevata dal terreno) in ossigeno, e l’anidride carbonica (prelevata dall’aria) in molecole di zucchero, nutrienti preziosi per le cellule.
Ma questa clorofilla è una molecola instabile e costosa da produrre. Quando arriva l’autunno, le foglie, che hanno meno energia solare, smettono di “ricaricarsi” di clorofilla. E il loro verde sfuma, che rivela i pigmenti rossi, gialli, arancioni… fino ad allora nascosti nei tessuti fogliari.
Ti resta il 46,39% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.