Di fronte al protrarsi della guerra in Ucraina, l’Unione Europea si è impegnata a stanziare ulteriori 35 miliardi di euro per sostenere Kiev. Questo sostegno, innovativo nel suo meccanismo, si basa sui benefici derivanti dai beni russi congelati dall’inizio del conflitto. Tuttavia, la resistenza politica continua a impedire il completo completamento di questo ambizioso progetto.
Un prestito garantito da beni russi congelati
L’Unione Europea si prepara a finalizzare uno storico progetto di aiuti da 35 miliardi di euro all’Ucraina, un prestito garantito dai profitti generati dalle riserve russe congelate. Questa iniziativa fa seguito a uno sforzo congiunto del G7, volto a mobilitare 50 miliardi di dollari per sostenere Kiev, in particolare a livello militare e di bilancio per il prossimo anno.
Il meccanismo scelto per questo aiuto è innovativo. Invece di attingere direttamente ai bilanci degli stati europei, i 35 miliardi verranno rimborsati grazie ai profitti dei 200 miliardi di euro di asset russi congelati dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Questi fondi sono principalmente riserve della banca centrale russa, depositate presso Euroclear in Belgio. Per due anni i dibattiti legali ne hanno ritardato lo sfruttamento, ma l’Unione Europea ha finito per approvare il sequestro dei profitti generati, stimati intorno ai 2,5-3 miliardi di dollari all’anno.
Una manovra politica delicata
Sebbene l’architettura finanziaria sia operativa, permangono ostacoli politici, in particolare in Ungheria e Slovacchia, dove la resistenza impedisce la piena approvazione del piano. L’Ungheria, sotto la guida di Viktor Orban, continua a bloccare una delle condizioni chiave del progetto: l’estensione delle sanzioni contro la Russia oltre i sei mesi, come richiesto dagli Stati Uniti. Questa proroga è considerata cruciale da Washington per garantire che i proventi dei beni congelati siano sufficienti a ripagare il prestito.
Nonostante questi ostacoli, la Commissione europea, sotto la presidenza di Ursula von der Leyen, ha proposto di assumersi la responsabilità esclusiva dei rischi finanziari. Se i proventi dei beni russi congelati dovessero diminuire, gli Stati membri dell’Unione dovrebbero farsi carico dell’onere di questo prestito. Questa proposta riflette l’urgenza della situazione, soprattutto di fronte all’incertezza politica negli Stati Uniti, dove un’eventuale vittoria di Donald Trump potrebbe mettere in discussione l’impegno americano nei confronti dell’Ucraina.