La Svizzera è divisa sull’esplosiva questione dell’UNRWA

La Svizzera è divisa sull’esplosiva questione dell’UNRWA
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La Commissione Politica Estera del Consiglio nazionale discuterà, lunedì 29 e martedì 30 aprile, dei contributi svizzeri all’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, che al momento sono ancora bloccati. Una questione di grande importanza che suscita una mobilitazione eccezionale nel Paese.

La Svizzera sospenderà i suoi contributi all’UNRWA, l’organizzazione delle Nazioni Unite che aiuta i rifugiati palestinesi? È una decisione di rara rilevanza politica quella che si appresta a prendere la CPE, la Commissione Politica Estera del Consiglio nazionale, che si riunirà lunedì 29 e martedì 30 aprile a Berna.

L’Udc guida la lotta contro l’agenzia accusata da Israele”impiegare più di 400 terroristi» in relazione ad Hamas e ai massacri del 7 ottobre. “L’organizzazione non garantisce che i fondi versati arrivino in modo sicuro.», ha precisato anche l’influente capogruppo parlamentare Thomas Aeschi, questo sabato 28 aprile a Le Temps.

Il voto, che si preannuncia incerto, indicherà il senso della decisione finale del Consiglio federale, che dovrebbe cadere all’inizio di maggio.

Nel frattempo nel Paese è stata organizzata una mobilitazione senza precedenti. Diverse petizioni lanciate dal PS, Amnesty International e ONG hanno raccolto decine di migliaia di firme per chiedere al governo di continuare a sostenere l’UNRWA. Quasi 250 personalità di tutti gli schieramenti politici hanno firmato un appello in tal senso che sarà pubblicato lunedì 29 aprile sui principali quotidiani del Paese. È riduttivo dire che la questione divide la Svizzera.

Perché è importante? Il Consiglio federale esita a riprendere il suo contributo annuale di 20 milioni di franchi all’agenzia dell’ONU che dà lavoro a 13’000 persone a Gaza ed è diretta dallo svizzero Philippe Lazzarini. Quest’ultimo è stato ricevuto a fine marzo dai parlamentari a Berna per difendere la posizione dell’agenzia di fronte alle accuse israeliane, ma il consigliere federale Ignazio Cassis lo ha apertamente evitato.

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