(Biglietto 1018) – La misteriosa svolta della Cabilia all’ONU

(Biglietto 1018) – La misteriosa svolta della Cabilia all’ONU
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Il leader del Movimento per l’Autodeterminazione della Cabilia (MAK) Ferhat Mehenni è un uomo tanto felice e realizzato quanto sotto tensione e ora fortemente minacciato. È appena intervenuto all’ONU, e più precisamente al Forum permanente delle Nazioni Unite sulle questioni indigene, per chiedere la creazione di un gruppo di esperti per esaminare il caso della Cabilia, questa piccola regione algerina, la Cabilia, che dalla sua annessione alla L’Algeria aveva desideri di indipendenza, che oggi sono diventati un desiderio. Poi, subito e sempre a New York, davanti alla sede dell’ONU, ha dichiarato la rinascita dello Stato della Cabilia.

Questo dovrebbe essere sufficiente a infastidire i leader algerini ancora più del solito, spinti in giro a livello interno, sempre più ignorati, persino derisi, a livello internazionale, ed eccoci qui, a poco più di quattro mesi da “elezioni presidenziali anticipate”. questa spina molto dolorosa nel loro fianco. Di cosa si tratta ? Il presidente del MAK ha chiesto solennemente, in un forum dell’ONU, che la comunità mondiale esamini il caso della Cabilia (foto). Due giorni dopo, davanti al palazzo di vetro sede della rinascita dello “Stato della Cabilia” (foto); non si tratta più di un movimento, ma di uno “Stato” che è stato e che vuole rinascere. La questione non è vinta, ma è davvero questo l’obiettivo finale?…

Ed è quindi il primo dignitario di questo Stato a posare, sempre all’ONU, con diplomatici dei paesi del Golfo (presumibilmente Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar), segnalando il crescente interesse che riveste la Cabilia per il mondo arabo in generale. , in attesa del mondo intero (foto). E proprio, quando si tratta del mondo, possiamo interrogarci su questa improvvisa emergenza dell’ormai “questione Cabilia” nel mezzo dei disordini geopolitici e geostrategici globali…

Conoscendo il modo in cui opera l’ONU e lo stretto controllo dei Cinque Permanenti, i leader algerini avrebbero tutte le ragioni per essere molto preoccupati. La strada è certamente molto lunga, addirittura infinita e interminabile, per raggiungere l’indipendenza della Cabilia, ma per consentire a Ferhat Mehenni di esprimersi sui suoi “popoli indigeni”, al di fuori dell’ambiente, dei diritti umani e dell’istruzione, di mettersi seriamente al lavoro per la sua richiesta di indipendenza, è un passo senza precedenti e soprattutto la parte visibile dell’iceberg.

Dalla parte sommersa si pongono diverse domande: chi ha “permesso” a Mehenni di dichiarare la futura proclamazione dello Stato della Cabilia, sapendo che ciò avrebbe seriamente irritato l’Algeria, membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, e sapendo che la sede dell’ONU è generalmente ben custodito? Quale sarà la reazione della Francia, “protettore” nascosto del regime algerino, che fino ad allora aveva accolto l’oppositore in esilio Mehenni, divenuto nel frattempo il dissidente e separatista “capo del governo provvisorio di uno Stato occupato”? Ci saranno misure di ritorsione algerine contro Parigi e contro gli Stati i cui rappresentanti hanno immortalato il loro incontro con…

Signor Mehenni? Questa offensiva diplomatica del MAK non coincide stranamente con la recente nomina di Joshua Harris ad ambasciatore ad Algeri, quest’uomo che, in qualità fino ad allora di vice sottosegretario di Stato americano, ha effettuato due visite importanti in Algeria, diciamo? non sono davvero amichevoli? In questo mondo in piena riconfigurazione, non è forse giunto il momento di risolvere questi conflitti artificiali, marginali o secondari, come per il Nagorno Karabakh, la riconciliazione in Colombia, la fine della guerra nel Tigray, e forse anche oggi, quello che chiamiamo “Sahara Occidentale” “?

Permettere a Ferhat Mehenni di chiedere il deferimento alla Commissione di Decolonizzazione e proclamare solennemente davanti all’ONU la rinascita e l’indipendenza dello Stato di Cabilia secondo il nuovo metodo franco-americano (le due potenze che, con la Spagna, sono preoccupate dalla situazione nel Maghreb) ) per far finalmente ragionare i leader algerini così irragionevoli? Perché i russi sono così silenziosi, almeno pubblicamente? Di fronte a questa evoluzione singolarmente importante della situazione interna dell’Algeria, non potrebbe essere il Marocco, la cui diplomazia serena, attiva ma ferocemente offensiva, segna punti forse decisivi?

E perché adesso? Dobbiamo davvero credere che sia una coincidenza? Esistono coincidenze nella politica internazionale, almeno per quanto riguarda le nazioni di medie dimensioni? Dovremmo collocare questa iniziativa e ciò che implica nel quadro di una politica globale di posizionamento reciproco, una politica che richiede l’esame di alcuni conflitti “inutili” per chiarire meglio le diverse realtà geopolitiche?

In poche parole, sembrerebbe che questa svolta della Cabilia all’ONU sia l’espressione del fastidio europeo e americano per le azioni irregolari di Algeri, i cui leader stanno adottando una politica di aggressività permanente, e ora pericolosa. Algeri interpreta molto male gli sviluppi geostrategici globali ed è in contrasto con il suo entroterra africano, molto instabile, che necessita di un vicinato più calmo per iniziare la sua uscita dalla crisi di sicurezza e identità; Algeri è inoltre amica dei russi, ai quali permette di installare le sue forze a 200 km dalle coste europee, e anche dell’Iran, alla cui creatura, Hezbollah, facilita l’insediamento nella zona sahelo-sahariana, inserendovi l’Europa poligono di tiro dei missili.

E il Marocco? Dopo che il suo rappresentante permanente ha citato il caso Cabilia nel luglio 2021, per mostrare la contraddizione algerina nel suo approccio al Sahara mentre i Cabili sono imbavagliati e se necessario repressi, il regno osserva, non scontento di vedere il suo miglior nemico confrontarsi con questa grave crisi esistenziale . Ma come riuscirà a gestirlo? Senza dubbio attraverso ciò che sa fare meglio, vale a dire con la forza e la brutalità, che, cinque mesi prima delle elezioni presidenziali algerine ad alto rischio, frammenteranno e indeboliranno ancora di più il potere algerino.

Rabat, che sta lentamente e forse anche sicuramente ricucendo la sua strada con Parigi, osserva senza dispiacere, e senza dubbio con una certa soddisfazione, ciò che sta accadendo al suo vicino irascibile e dispettoso.

Aziz Boucetta

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