Recensione di “Le sue tre figlie”: la morte del padre…

Nel film Carrie Coon, Elizabeth Olsen e Natasha Lyonne sono tre sorelle al capezzale del padre morente. Le sue tre figlie.

Non potrebbero essere più diverse. Katie (Carrie Coon) è la più grande. Prepotente, quasi scontrosa, si occupa di tutto. Christina (Elizabeth Olsen), la più piccola, è il suo esatto opposto. Quasi eccessivamente gentile, pratica yoga ed evita i confronti. Poi c'è Rachel (Natasha Lyonne). Vive nell'appartamento del padre, fuma, passa il tempo a scommettere sugli sport e a guardare le corse dei cavalli o le partite di calcio.

Tra le tre sorelle, le tre ragazze del titolo, interpretate magistralmente da queste tre formidabili attrici, i rapporti sono tesi fin dall'inizio del lungometraggio di Azazel Jacobs. Il loro padre (Jay O. Sanders), gravemente malato, morirà probabilmente tra qualche giorno, come raccontano alle sorelle le due infermiere di cure palliative.

Tutto è quindi un pretesto per litigi in quest'ora seria in cui le emozioni prendono il sopravvento. I dialoghi sono sorprendentemente familiari: quale famiglia non ha vissuto simili litigi, che si tratti di fumo di sigaretta o delle ultime volontà di una persona cara? Le situazioni esplorate assomigliano a quelle di tutti i giorni.

Veridicità ed emozione sono quindi le qualità principali di Le sue tre figlie, che esplora il processo del lutto con accuratezza e modestia. E lungi dall'essere cupo o deprimente, il film riesce ad avere un impatto duraturo concentrandosi su come la perdita di una persona cara faccia emergere la cosa più bella in noi: l'amore.

Valutazione: 4 su 5

Le sue tre figlie arriverà nei cinema il 6 settembre, prima di essere disponibile su Netflix il 20 settembre.