Per spezzare la catena del silenzio

Per spezzare la catena del silenzio
Per spezzare la catena del silenzio
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In OkurimonoLa regista di documentari Laurence Lévesque ci invita a seguire sua suocera, Noriko Oi, montrealese di origine giapponese, durante un ritorno al suo paese natale. Durante questo viaggio a Nagasaki, durante il quale vende la casa in cui è cresciuta, Noriko Oi rivisita il suo passato e il ricordo di Mitsuko, sua madre, morta tre decenni prima.

Se Mitsuko è assente da questo documentario, prende corpo nel corso di questo lavoro paziente e parsimonioso. Rendiamo subito omaggio all’audacia di questa proposta, la cui protagonista manca, se non addirittura liminale. Va detto che Laurence Lévesque ha il pieno controllo del soggetto e riesce a dare una voce e un corpo a questo personaggio discreto, in questo documentario ricco di sfumature, sottile e tenero. Attraverso scene intime, osserviamo un lento processo di lutto in atto, mentre Noriko Oi scopre le lettere lasciate da sua madre: il dono supremo (okurimono) – che gli fanno scoprire Mitsuko da una nuova prospettiva.

Il peso della vergogna

L’intimo e il collettivo si rispondono a vicenda Okurimono. Il 9 agosto 1945 l’esercito americano sganciò su Nagasaki la bomba atomica che causò la morte di quasi 80.000 persone. Mitsuko è una delle poche sopravvissute all’esplosione, poiché le mura dell’ospedale in cui si trova resistono all’assalto.

In Giappone le vittime delle bombe di Nagasaki e Hiroshima hanno un nome: “ Hibakusha “. All’indomani della bomba, i sopravvissuti non parlano degli eventi. Intorno a loro si instaura una cultura del silenzio e le persone sopravvissute alla bomba sono vittime di discriminazione. Perché non chiedere a sua madre di questo evento, chiede Noriko Oi? Laurence Lévesque continua a porsi la domanda: conosciamo davvero la storia di coloro che ci hanno partorito?

Nell’unica sequenza notturna, Noriko Oi partecipa a una processione (Processione della Barca degli Spiriti), dove rendiamo omaggio ai dispersi facendo sfilare barche dotate di lanterne – al termine della cerimonia, queste barche vengono distrutte. Inutile dire che queste scene tradizionali risuonano in modo molto potente in quest’opera che riflette sui modi di preservare la memoria dei defunti.

L’ambientazione di questa città montuosa, circondata dall’oceano, è assolutamente splendida. Le cicale cembalano, gli uccelli cantano, la vegetazione fiorisce in quest’opera altamente sensuale. Nagasaki appare viva, vibrante e verde, in contrasto con le immagini che conosciamo di lei: scene grigie e fumanti di terrificante devastazione. Se la regia fotografica luminosa (Sébastien Blais) emana un aspetto pacato e slanciato, la composizione musicale appesantisce la proposta, caricando l’opera di uno spessore inquietante. In questo film solare e furiosamente tenero, forse abbiamo cercato di inscrivere il ricordo pesante della bomba attraverso questa composizione musicale che disturba la tranquillità, che mina la dolcezza delle immagini.

Uno sguardo tenero

Alla fine del documentario, Noriko Oi dice: “Spero un giorno di poter lasciare un’eredità come questa”. Attraverso lo sguardo profondamente tenero che la regista rivolge alla suocera, si delinea una mise en abyme, mentre una seconda opera di eredità sembra poi svolgersi tra la regista e il suo soggetto. Forse, finalmente, per spezzare la catena di questa cultura del silenzio e dare parole a questi traumi, ereditati di generazione in generazione.

Questo documentario ci ricorda che le opere che trattano di personaggi senza nome e senza voce sono talvolta quelle che dicono di più sulla grande Storia. Dovremo seguire il lavoro documentaristico di Laurence Lévesque, che conferma ancora una volta l’attualità della sua visione del mondo in questo primo lungometraggio.

Okurimono

★★★★

Documentario scritto e diretto da Laurence Lévesque. Canada, 2024, 96 minuti. Nelle sale dal 17 gennaio. Il film sarà presentato in anteprima al cinema Beaumont il 16 gennaio alle 19, alla presenza del regista.

Da vedere in video

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