dove è stato girato questo toccante film con Omar Sy?

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Nel 2018, Philippe Godeau ha firmato Yao, senza dubbio il lungometraggio più personale di tutta la sua filmografia. Dopo aver trascorso parte della sua infanzia in Mali, dove lavorava il padre, il regista ha scelto di restituire ciò che il continente africano gli ha donato con un film a lui dedicato. Accompagnato da un impeccabile Omar Sy e da un giovane Lionel Louis Basse, la cui prima esperienza nel cinema è questa, ha creato un viaggio toccante e pieno di gemme. Abbastanza per farci sorridere e portarci in viaggio.

Yaoun viaggio ricco di emozioni

Yao ci porta sulle orme di un attore protagonista di origine senegalese, un certo Seydou Tall. Trionfante in Francia, la stella non ha mai messo piede in Senegal. Una casella finalmente spuntata con l’uscita di un libro, che sta promuovendo in una terra di cui sa molto poco… È lì che incontra uno dei suoi giovani fan, Yao. Un bambino che, da solo, ha attraversato il Paese per incontrarlo, percorrendo ben 400 chilometri! Contrassegnato da questa attenzione speciale, Seydou Tall lo ospiterà nel suo hotel prima di scegliere di portarlo a casa. A bordo di un’auto scassata, l’attore e il ragazzo si imbarcheranno in un’avventura divertente, tra emozione e scoperta di sé.

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Sei anni di scouting per filmare il più vicino possibile alla realtà

“Cercavo di far sentire alle persone che, non così lontano da noi, le persone vivono in modo diverso e che questa differenza è fonte di ispirazione”è con questo mantra che Philippe Godeau ha creato Yao, lui che conserva bei ricordi di un’infanzia trascorsa in parte in Mali. Nella cartella stampa del suo film, ha spiegato che ha comunque scelto di puntare le sue telecamere sul Senegal dopo aver incontrato Omar Sy, il paese da cui proviene l’ex compagno di Fred Testot. Dopo sei anni di scouting in tutto il Paese, ha finalmente potuto iniziare, cercando di aderire più che mai a una moltitudine di scene di vita incrociate qua e là. Accoglienza, condivisione, valori culturali, fede… c’è tutto, in compagnia di un team locale informato e di una vera rete fatta sul posto. A pariginoil regista dice: “Non volevo arrivare con tutte le nostre infrastrutture, come un treno in corsa e non incontrare nessuno”. Questo regala un’immersione completa, come quando si assiste alla traversata di Dakar, durante la grande preghiera del venerdì. Sempre nelle colonne quotidiane, il primo aiuto regista, Demba Dieye, è tornato a girare questa scena in mezzo a migliaia di fedeli, quando si è dovuto convincere diversi imam: “Abbiamo spiegato loro a lungo il significato di questa scena, li abbiamo assicurati sulla discrezione della troupe cinematografica. Abbiamo convinto quasi 350 fedeli a fare delle comparse e ottenuto il diritto di delimitare il quartiere diverse ore prima dell’ora della preghiera”.

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