TRANSFORMERS ONE (2024) – Recensione – Un primo atto laborioso, ma un finale epico

TRANSFORMERS ONE (2024) – Recensione – Un primo atto laborioso, ma un finale epico
TRANSFORMERS ONE (2024) – Recensione – Un primo atto laborioso, ma un finale epico
-

Per sopravvivere, gli esseri umani hanno bisogno di alcuni bisogni fondamentali, come acqua, cibo, ossigeno… e di combattere contro robot giganti.

Tuttavia, è bene tenere presente che la priorità attribuita a ciascuno di questi elementi può variare da individuo a individuo.

Purtroppo, il più delle volte, Michael Bay ha fallito nel suo compito con i suoi lungometraggi di distruzione di massa (troppo) appariscenti e caotici tratti dalla saga. Trasformatori.

Nel 2018, l’amichevole Bombo Travis Knight era riuscito a riportare le cose alle origini. E ora, questo Trasformatori Uno di Josh Cooley (La storia dei giocattoli 4) tenta di fare lo stesso raccontandoci le origini del piccolo litigio che un giorno avrebbe causato miliardi di dollari di danni sulla Terra tra Optimus Prime e Megatron.

Ma quando incontriamo il duo, ora noto come Orion Pax e D-16, sono solo due dei tanti robot minori, costretti a estrarre una preziosa fonte di energia dalle viscere del pianeta Cybertron per garantire la sopravvivenza della loro specie.

Nonostante questa condizione precaria, Orion Pax è convinto di poter fare la sua parte e recuperare il potente manufatto che potrebbe riportare Cybertron al suo antico splendore.

Credendo di aver scoperto l’ubicazione del suddetto manufatto, Orion Pax conduce D-16, Elita-1 e B-127 sulla superficie del pianeta, dove scopriranno tutta la verità sulla cattiva situazione e sulle macchinazioni del loro leader, Sentinel Prime.

Innanzitutto, se commettete l’errore di mangiare una barretta di cioccolato (tralasceremo il tradizionale gioco del bere, dato che questo è un film pensato per un pubblico più giovane) ogni volta che gli sceneggiatori vogliono ricordarci come erano migliori amici Optimus Prime e Megatron prima di diventare nemici giurati, vi verrà sicuramente un forte mal di stomaco dopo meno di trenta minuti.

La prima metà di Trasformatori Uno si rivela estremamente laborioso, concatenando scene pronunciate senza brio, dialoghi esplicativi roboanti e momenti di esagerazione in un insieme che, nonostante le sue innegabili qualità visive, manca di respiro narrativo e sembra fin troppo rigido.

La buona notizia è che le cose sono completamente diverse dalla metà del film, quando una rivelazione improvvisa spinge i due protagonisti a scegliere il percorso che definirà il resto del loro viaggio.

Trasformatori Uno costruisce da lì in poi un lungo crescendo che guadagna continuamente tono e intensità drammatica. E i diversi interpreti (in particolare Chris Hemsworth e Brian Tyree Henry) esprimono con sempre maggiore facilità la natura dei loro personaggi man mano che il film procede.

Il tono bonario del primo atto viene inevitabilmente sacrificato nel processo per far posto a momenti molto più cupi e seri. A questo proposito, gli spettatori più giovani potrebbero aver bisogno di ricordare che questi sono solo robot alieni animati…

Josh Cooley e i suoi accoliti moltiplicano anche le emozionanti scoperte tecniche e le lunghe riprese in sequenza sorprendentemente ben eseguite durante le altrettanto esaltanti sequenze d’azione.

Il momento in cui i due personaggi principali assumono i nomi con cui li conoscevamo originariamente è anch’esso carico di una carica emotiva che il regista riesce a sfruttare con una forza sorprendente, tanto inaspettata quanto avvincente e gioiosa.

Ovviamente, Trasformatori Uno termina lasciando la porta aperta a un potenziale sequel. Soprattutto, lascia il suo pubblico su una nota alta, lasciandolo desideroso di scoprire dove questo nuovo approccio all’universo di Cybertron e ai suoi eroi potrebbe eventualmente condurre.

Ci sarebbe piaciuto, naturalmente, che la troupe di produzione iniziasse a guidare senza tenere costantemente il piede sul freno un po’ prima nella storia. Ma tutto è stato perdonato ben prima del traguardo, dando in definitiva un altro significato al famoso “più di quanto si possa immaginare”.

-

NEXT Recensione di ‘Absolution’: Liam Neeson: poca azione, molta lunghezza