L’OPINIONE DEL “MONDO” – PERCHÉ NO
L’opera di Desplechin è la storia di una grande impresa di vendetta contro la realtà: finzioni, riscritture, maschere permettono di intensificare il mondo se non di sostenerlo. A 64 anni, forse era giunto il momento per il regista che, come dice spesso, ha a lungo fantasticato su una vita da critico, di guardare indietro alla sua vita da spettatore. Un gesto retrospettivo che non avviene del tutto per caso, ma accompagna un intero corpus di autori che, invecchiando e vedendo l’età del cinema, guardano indietro, malinconici, al mezzo stesso.
Tutto Spettatori! è costruito anche su una sorta di tensione: celebrazione esaltata del cinema e di tutto ciò che lo accompagna (il cinema, la cinefilia, l’esegesi) allo stesso tempo come gesto di imbalsamazione per un’arte cara che gli avrà offerto il mondo. Il modello? Ovviamente, il Storia(i) del cinema, di Godard, anche se il film non pretende mai di avere la stessa ambizione sperimentale. È più accogliente.
Ricordi d’infanzia
Tra documentario e finzione, il saggio inizia un viaggio proustiano, riunendo volti amici, ricercatori ammirati (Dominique Païni, Sandra Laugier), film amati, bei ricordi. La storia del cinema vi è dipinta a grandi linee: da Eadweard Muybridge (1830-1904) a trappola di cristallo, di John McTiernan (1988). Questo miscuglio di entusiasmi e riferimenti è punteggiato da piccole scenette che ripropongono i ricordi d’infanzia del cineasta. Lì, una manciata di attori interpretano Paul Dédalus, l’alter ego di Desplechin, in età diverse. C’è la primissima sessione, i flirt al cinema, le lezioni di Pascal Kané (1946-2020) all’università.
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