70 anni di carriera al servizio dei media, da “Figaro” a “Grosses Têtes”

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Philippe Bouvard, negli studi RTL, a Parigi, il 29 marzo 2010. PATRICK KOVARIK/AFP

PREMIERE A PARIGI – SABATO 11 GENNAIO ALLE 21 – DOCUMENTARIO

Novantacinque anni di esistenza, settanta di matrimonio, altrettante di carriere, trascorsi a scrivere migliaia di articoli e rubriche Le Figaro, Francia-Soir, Bella mattinata, Partita di Parigi… e soprattutto di ospitare programmi diventati monumenti della storia della radio e della televisione: “Les Grosses Têtes” (che RTL gli ha affidato senza crederci un 1È aprile 1977) e “Le Théâtre de Bouvard” (lanciato nel 1982). Anche ridotti alle loro forme più succinte, le mille e una vita di Philippe Bouvard impressionano. Evocarli in poco più di un’ora è un’impresa.

Leggi la rubrica: Articolo riservato ai nostri abbonati Philippe Bouvard su “Le Monde”, con un pugno a “Grosses Têtes”

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Così i due registi hanno scoperto la loro arma segreta: farsi ricevere da Philippe Bouvard nella sua villa di Cannes e parlare – anche – della sua vita privata. Da qui la presenza, anch’essa rara, della moglie Colette, accanto ai tanti amici di questo talent scout: Muriel Robin, Michèle Bernier, Mimie Mathy, Philippe Chevallier, che lavoravano a “Le Théâtre de Bouvard”; gli ex “Grandi Teste” Jacques Mailhot, Francis Perrin e Macha Méril; il giornalista Jérôme Béglé, ma anche David Lisnard (sindaco di Cannes) e Nicolas Sarkozy, nostalgico: “Ha creduto in me fin da quando ero molto giovane. »

“Ha capito che il pubblico è molto intelligente”decifra Macha Méril. È lo stesso per questo film inizialmente intitolato Philippe Bouvard, la sua vita è un gioco − in riferimento alla sua passione divorante −, aprendo la serata speciale a lui dedicata alla Paris Première. In cambio, come dimostrano decine di archivi, il suo pubblico gli è sempre rimasto affezionato.

“Il rappresentante del francese medio”

Rischia anche di sentirsi frustrato, poiché gli estratti dei suoi spettacoli di punta sono così brevi. Bene solo Jean Yanne e Jacques Martin, davanti a Johnny Hallyday e Thierry Le Luron. Quando Serge Gainsbourg è appena udibile e Jean Dutourd appena intravisto. D’altra parte, la narrazione è loquace. E la messa in scena fa ampio uso di sequenze delle sue auto-interviste (prima dell’IA), in cui Bouvard intervistava Bouvard.

Novantenne, quest’ultimo non è quello che interviene di più. I suoi seguaci apprezzeranno le sue confidenze, in particolare sulla sua infanzia difficile, abbandonata alla nascita dal padre (che se ne andò con i risparmi della madre!), un ragazzino ebreo braccato durante la guerra e un somaro a scuola. Interessante è anche la storia dell’ascensione professionale. “Sentiva di essere il rappresentante del francese medio. Raramente sbagliava.”sottolinea Philippe Chevallier con grande precisione durante tutto il film. Anche se questo significa non sostenere la contraddizione, ferire le persone, spinte dalla loro sete di successo.

Leggi la storia (nel 2014): Con Ruquier, RTL volta pagina Philippe Bouvard

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Rimaniamo quindi sorpresi da un uomo così esigente che la fine dello spettacolo “Grosses Têtes” venga troncata: “Nel 2014, “Les Grosses Têtes” si è fermato”afferma il narratore. Tuttavia, RTL ha ringraziato per la prima volta Philippe Bouvard nell’estate del 2000 per mettere al suo posto il giovane Christophe Dechavanne. Ciò che il pubblico non ha capito né seguito. Al punto che, rarissimamente, RTL ha ricordato Philippe Bouvard, che ha rilevato “Les Grosses Têtes” dal febbraio 2001 all’inizio dell’anno scolastico 2014. Lì, a 84 anni, ha lasciato il posto a Laurent Ruquier – altro assente qui –,. ma continuerà a lavorare per RTL fino a… dicembre 2024.

Le mille e una vita di Philippe Bouvarddocumentario di Fabrice Gardel e Edward Beucler (Fr., 2024, 74 min). Trasmesso nell’ambito di una serata speciale Philippe Bouvard su Paris Première e seguito Teste grandi speciali Filippo Bouvard.

Caterina Pacari

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