Nel Brasile di Tarsila do Amaral
Figura chiave del modernismo brasiliano, la pittrice Tarsila do Amaral (1886-1973) rimane in gran parte sconosciuta in Europa. Questa lacuna è stata ora colmata dalla grande retrospettiva in corso al Museo del Lussemburgo a Parigi, fino al 2 febbraio, prima di dirigersi al Museo Guggenheim di Bilbao.
A partire dagli anni ’20, Tarsila, discendente di una famiglia borghese di produttori di caffè di San Paolo, ha forgiato un’opera originale, plasmata tra il Brasile e Parigi, dove si è confrontata con la crema dell’avanguardia: Blaise Cendrars, Cocteau, Braque, Picasso , Léger… Il suo universo iconografico “brasiliano”, messo alla prova con il cubismo e il primitivismo allora in voga a Parigi, è all’origine del movimento antropofago, nato a San Paolo nel 1928, sostiene l’assorbimento delle tradizioni indigene e la loro reinterpretazione attraverso l’arte moderna europea, riaffermando così l’identità brasiliana in tutta la sua ricchezza e singolarità culturale. un’opera colorata, visionaria e misteriosa.
“Tarsila do Amaral. Dipingere il Brasile moderno”, fino al 9 febbraio, al Museo del Lussemburgo di Parigi e dal 21 al 1 febbraioÈ Giugno, al Guggenheim di Bilbao, in Spagna, dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 19:00. Da 7,50€ a 15€. guggenheim-bilbao.eus
Maurice Denis, altrove come ispirazione
Nel 1888, con Paul Sérusier, Pierre Bonnard, Henri-Gabriel Ibels e Paul-Élie Ranson, Maurice Denis forma un gruppo di giovani pittori uniti dalla ricerca di rinnovamento artistico, che adottano l’ormai famoso nome “Nabis”. Nel decennio successivo, lui, già impegnato nello studio dei maestri, trovò la propria strada, sviluppando un’arte – conosciuta come “nuovo classicismo” – regolarmente nutrita da tutto ciò che lo circondava.
Nella Charente, la mostra, costruita attorno al dipinto “Forêt de Mörschwil” (Svizzera) conservato dal Museo di Angoulême, approfondisce il tema del viaggio attraverso i numerosi viaggi dell’artista nel corso della sua vita, in Francia, Germania, Belgio, Russia, Regno Unito Stati Uniti e soprattutto l’Italia, che visitò più volte.
Sotto la curatela di Juliette Solvès, con l’assistenza scientifica di Fabienne Stahl, curatrice del museo dipartimentale Maurice-Denis (Saint-Germain-en-Laye), riunisce dipinti talvolta inediti, numerosi disegni, quaderni di schizzi raramente esposti, illustrazioni di libri, fotografie, cartoline e corrispondenza.
Angoulême. “Maurice Denis alla ricerca dell’altrove”, dal 20 giugno al 4 gennaio 2026, museo di Angoulême. Dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 13:45 alle 18:00. Da 3,60 € a 5,90 €.
L’audacia di Suzanne Valadon
Dapprima modello per Gustave Wertheimer, Jean-Jacques Henner, Pierre Puvis de Chavannes, Auguste Renoir e Henri de Toulouse-Lautrec, Suzanne Valadon (1865-1938) si affermò poi come artista a pieno titolo, sviluppando un corpus di opere singolare. , contrassegnato da una rappresentazione di corpi privi di idealizzazione e sensualità convenzionale.
Con un’audacia che si discosta dalle convenzioni accademiche e dalle principali tendenze dominanti del suo tempo, come l’impressionismo, il fauvismo o il cubismo, Valadon occupa un ruolo pionieristico, a lungo sottovalutato, nell’emergere della modernità artistica.
Questo itinerario unico è celebrato in una mostra che riunisce al Beaubourg quasi 200 opere provenienti da collezioni prestigiose: Centre Pompidou, Musée d’Orsay, Orangerie, Metropolitan Museum of Art, Museum of Modern Art di New York, Fondation de l’Hermitage, ecc. nonché importanti collezioni private.
Parigi. “Suzanne Valadon”. Dal 15 gennaio al 26 maggio, al Beaubourg. Dal lunedì al mercoledì, venerdì, sabato e domenica, dalle 11:00 alle 21:00. Giovedì, dalle 11:00 alle 23:00. 14-17€.
Prospettive sull’infanzia
Per molto tempo percepito come una piccola replica di un adulto o come un anello nella continuità della stirpe, il bambino acquisisce gradualmente un posto distinto sotto l’influenza dell’Illuminismo, in particolare grazie a Rousseau e al suo “Émile o l’educazione” (1762). Questa consapevolezza segna l’emergere di una nuova sensibilità, dove l’infanzia è dotata di una nuova soggettività e di un nuovo interesse.
La mostra “Saggio come un quadro? L’infanzia negli occhi degli artisti (1790-1850)”, prodotto in collaborazione con il Museo Tessé e il Louvre, esplora queste trasformazioni attraverso opere di Géricault, Girodet, Boilly, Delacroix, Ingres e artisti ingiustamente trascurati come Jeanne-Elisabeth Chaudet- Husson o Sophie Tavel.
Pittura, scultura e fotografia si intrecciano, mettendo in risalto pezzi provenienti da collezioni nazionali. Come preludio, “Storie d’infanzia” presenta opere provenienti dal museo arricchite da racconti realizzati durante laboratori nelle case di cura e nel centro ospedaliero.
Bordeaux. “Storie d’infanzia”. Dal 13 giugno al 2 dicembre, al Museo delle Belle Arti. “Saggio come un quadro? », dal 10 luglio al 3 novembre, Galerie des Beaux-Arts. Dal mercoledì al lunedì dalle 11:00 alle 18:00. Da 4,40€ a 8€.
Negli occhi meravigliosi di Willy Ronis
C’è questo ragazzino che va di fretta, un grande sorriso sulle labbra, una baguette sotto il braccio. Questa coppia, che si bacia in cima alla colonna della Bastiglia. Ancora una volta, questo sindacalista arringa i suoi compagni durante gli scioperi alla Citroën del 1938. Queste foto iconiche di Willy Ronis (1910-2009), si trovano al Parvis de Pau, in una ricca selezione di circa 80 fotografie che ripercorrono il lavoro di questo figlio di emigranti ebrei dall’Est Europa – madre lituana, insegnante di pianoforte, e padre ucraino, fotografo artigiano – che abbracciano la professione in 1936.
Tratto dai fondi della Mediateca del Patrimonio e della Fotografia, questa attesissima retrospettiva riunisce i temi cari a Willy Ronis: le lotte sociali, ma anche la meraviglia annidata nel cuore dei momenti più ordinari. Un viaggio luminoso attraverso il suo universo, dove la quotidianità si eleva a poesia.
Paolo. « Willy Ronis da Willy Ronis ». Dal 23 gennaio al 14 giugno, Le Parvis Espace Culturel. Ingresso gratuito dal lunedì al sabato dalle 11:00 alle 19:00.
Gérard Deschamps, figura di spicco del Nuovo Realismo
C’è Yves Klein e i suoi monocromi, le sue “Anthropométries” e il suo IKB (“International Klein Blue”). César e i suoi tagli, Daniel Spoerri e i suoi “quadri trap”, Jacques Villeglé e i suoi manifesti strappati, senza dimenticare Jean Tinguely e le sue sculture commoventi o anche Niki de Saint Phalle.
Ma dei Nuovi Realisti, movimento fondato nel 1960 attorno a Pierre Restany e che propone un “riciclo poetico della realtà urbana, industriale, pubblicitaria”, comprende anche Gérard Deschamps, il più giovane del gruppo e il meno conosciuto, che è stato tuttavia oggetto di una grande retrospettiva al LAAC di Dunkerque nel 2020.
Originario di Lione, oggi 87enne, sarà sotto i riflettori quest’estate al centro d’arte contemporanea Anglet, con una mostra divisa in due sedi (Villa Beatrix e Galerie Pompidou). L’opportunità di (ri)scoprire il lavoro proteiforme di questo ossessivo “artista dell’assemblage” e virtuoso colorista, che scambia pennelli e colori con oggetti di uso quotidiano: biancheria intima femminile, skateboard, palloni da spiaggia e molti altri oggetti e materiali.
Angolo (64). Al Centro d’Arte Contemporaneadal 5 luglio.