Vincere quattro Oscar, incluso quello per il miglior film, Carri di fuoco quell’anno riunì critica e pubblico, diventando così il settimo più grande successo del 1981 al botteghino mondiale. La difesa della fede e il superamento di se stessi che la storia implica avranno probabilmente risonanza con molti spettatori. Per i due personaggi, rispettosi avversari, emerge una linea d’azione comune: superare se stessi, rappresentare il proprio Paese, raggiungere i propri obiettivi e utilizzare i doni che Dio sembra aver riposto in loro. Il personaggio di Eric affronta regolarmente questa domanda: correre e vincere gare, è sempre per usare le capacità che il Signore ci ha dato e dargli così gloria, o non è la ricerca di una gloria vana e solo passeggera? La nostra fede a volte può essere messa alla prova, di fronte agli eventi della nostra vita o di fronte al mondo. L’obiettivo del film: perseverare e continuare lo sforzo, per una maggiore gloria. Il lungometraggio risuona nella sua trama con questi versi tratti dalla lettera di San Paolo ai Filippesi: «Non ho raggiunto la perfezione, ma continuo il mio cammino […] Una sola cosa conta: dimenticando ciò che è dietro, e spingendomi avanti, vado verso la meta per il premio al quale Dio ci chiama nell’alto in Cristo Gesù» (Fil 3,12-14). superarsi sembra essere l’unica strada per Eric e Harold, l’unica che vogliono scegliere per condurre la propria vita. La testimonianza di ciò che incarnano attraverso lo sport e la loro scelta di vita appare allora altrettanto importante quanto la testimonianza attraverso. le parole.
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