Tra i Le Pen, una lunga storia di conflitti padre-figlia

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Marine e Jean-Marie Le Pen al Parlamento Europeo, a Strasburgo, il 14 luglio 2009. LIONEL CIRONNEAU/AP

La rottura tra Jean-Marie e Marine Le Pen è definitivamente finita? All’età di 87 anni, il presidente onorario del FN è stato bandito giovedì 20 agosto 2015 dal partito da lui cofondato nel 1972. La massima autorità del Fronte Nazionale, riunita in formazione disciplinare presso la sede del partito, ha tenuto contro Jean- Marie Le Pen quindici rimostranze, in particolare i suoi ripetuti commenti sulle camere a gas naziste.

Se il signor Le Pen lo facesse sapere subito presenterebbe ricorso contro la sua esclusione “davanti alle competenti autorità giudiziarie”questa procedura segna il culmine di una lunga storia di tensioni familiari e politiche tra padre e figlia.

Luglio 2015: tripla vittoria legale e rimozione

In tre occasioni, il litigioso Jean-Marie Le Pen si è rivolto al tribunale per ottenere la sospensione dell’assemblea generale straordinaria del FN, voluta da Marine Le Pen per riformare gli statuti e, tra l’altro, eliminare la carica di presidente onorario ricoperta dal suo padre.

In tre occasioni vinse la causa:

  • Il 2 luglio, i tribunali hanno prima annullato il congresso perché il partito non ne aveva precisato la durata.
  • L’8 luglio anche il TGI ha sospeso l’evento.
  • Il 28 luglio la Corte d’appello di Versailles ha confermato questa decisione.

Per riprendere il controllo politico, Marine Le Pen ha poi contato i 28.664 voti dei membri già ricevuti per posta. Secondo il partito, che ha pubblicato i risultati il ​​29 luglio, il 94,08% degli elettori ha votato per la fine del mandato di Le Pen come presidente onorario.

Nel frattempo si è deciso di organizzare un consiglio disciplinare contro Jean-Marie Le Pen davanti all’ufficio esecutivo. Quest’ultimo ha portato alla sua esclusione. D’altronde assicura di essere sempre presidente onorario, perché “Sono stato eletto da un congresso, non da un piccolo gruppo di cinque persone”.

2 aprile 2015: il ritorno delle camere a gas

Ventotto anni dopo aver suscitato uno scandalo su RTL, Jean-Marie Le Pen ha ribadito giovedì 2 aprile su BFM-TV i suoi commenti sulle camere a gas. Secondo lui, il loro utilizzo da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale per sterminare ebrei, oppositori politici, zingari e omosessuali era solo un “dettaglio” della storia.

“Ciò che ho detto corrispondeva al mio pensiero, che le camere a gas erano un dettaglio della guerra, a meno che non si ammetta che era la guerra ad essere un dettaglio delle camere a gas (…) Ribadisco, perché credo che sia la verità e non dovrebbe scioccare nessuno. »

Il giorno dopo, fedele alla sua strategia di demonizzazione, Marine Le Pen sconfessa suo padre e dice “in profondo disaccordo su forma e sostanza” con lui.

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Il presidente onorario del FN ha risposto quattro giorni dopo al quotidiano di estrema destra Rivarol lanciandolo“non veniamo mai traditi se non dai nostri stessi”. Prima di fare offerte: “Non ho mai considerato il maresciallo Pétain un traditore. Furono molto duri con lui alla Liberazione. » Jean-Marie Le Pen attacca anche le origini del primo ministro Manuel Valls, naturalizzato francese all’età di 20 anni: “Qual è il vero attaccamento di Valls alla Francia? Questo immigrato è cambiato del tutto? »

Con questa intervista Marine Le Pen evoca una crisi “senza precedenti” e annuncia che si opporrà alla candidatura del padre alle elezioni regionali nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. “Il suo scopo è nuocere”dichiara MMe Le Pen, che ha annunciato l’imminente riunione della direzione generale del partito “tutelare gli interessi del movimento”.

20 novembre 2014: Jean-Marie Le Pen contro il cambio del nome del Fronte Nazionale

Jean-Marie Le Pen risponde duramente alla figlia, la quale ritiene che la questione del cambio del nome del Fronte Nazionale “vale la pena chiedere”. Avvertimento contro “tradimento degli attivisti”li affronta “persone recentemente arrivate al Fronte Nazionale da altri partiti politici” che non hanno “il sentimento verso una bandiera che sventola da quarant’anni e che è costata cara a chi l’ha piantata e difesa”.

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Marine e Jean-Marie Le Pen nel gennaio 2011 a Tours.

Marine e Jean-Marie Le Pen nel gennaio 2011 a Tours. ALAIN JOCARD/AFP

6 giugno 2014: il “lotto” e la lettera aperta

Nel suo video “log diary”, Jean-Marie Le Pen castiga gli artisti che hanno preso posizione contro il suo partito durante le elezioni europee. Prendendo di mira in particolare il cantante Patrick Bruel, di fede ebraica, che promette di farcela “un lotto la prossima volta”.

Due giorni dopo, sua figlia ha condannato a “colpa politica”. “Se questa controversia può avere un impatto positivo, dichiara a Figaro.fr, è per permettermi di ricordare che il Fronte Nazionale condanna con la massima fermezza ogni forma di antisemitismo, di qualunque natura esso sia”.

La settimana successiva, il presidente onorario del FN le ha risposto con una fredda lettera aperta, nella quale si rivolgeva a lei “signora presidente”. Denuncia il “sanzione ingiusta” inflitto dopo le sue osservazioni – vale a dire la cancellazione del suo “diario di bordo” dal sito web del Fronte Nazionale. Prima di ricordare a sua figlia: “Non sei stato messo in discussione dalla tua dichiarazione sull’”occupazione” delle strade da parte di fedeli musulmani o dalla tua presenza a Vienna, ad un ballo ritenuto “nazista” dai nostri nemici? Si ritiene quindi giustificato nel sanzionare il fondatore e presidente onorario del Fronte nazionale, che da trent’anni è anche deputato al Parlamento europeo? »

Leggi anche: Marine Le Pen su suo padre: il futuro del FN, “sono io e non più lui”

7 gennaio 2014: la “quenelle” timidamente condannata

Nell’ottobre 2013 il presidente onorario della FN ha effettuato con Bruno Gollnisch a “quenella”il gesto provocatorio (e antisemita) reso popolare da Dieudonné. Qualche mese dopo, mentre la polemica sul comico si fa sempre più accesa, assicura Jean-Marie Le Pen “non rimpiangere” il suo gesto. Nel Giornale della domenicaMarine Le Pen allora prende timidamente le distanze, credendo ciò“dobbiamo evitare di farlo”senza menzionare il nome di suo padre. “Non abbiamo motivo di cercare di ferire o danneggiare le personespiega, aggiungendolo “Molte persone fanno questo gesto senza immaginare nemmeno per mezzo secondo che dietro ci sia un riferimento antisemita. »

6 luglio 2012: Jean-Marie Le Pen affronta la figlia “piccolo borghese”.

Alcune settimane dopo le elezioni presidenziali, Jean-Marie Le Pen si è opposto in un’intervista a Volte il suo passato“uomo del popolo” al “piccolo borghese[i]e» da cui proviene sua figlia. Lo stesso giorno, ha assicurato nel suo videoblog di essere stato vittima di un problema di traduzione, spiegando di voler qualificare Marine Le Pen come “piccola borghese”evocare a “differenza di origine e ambiente”.

>Marine e Jean-Marie Le Pen a Lione, nel 2014.>

Marine e Jean-Marie Le Pen a Lione, nel 2014.

Marine e Jean-Marie Le Pen a Lione, nel 2014. JEFF PACHOUD/AFP

31 gennaio 2012: disaccordi sulle condizioni pensionistiche

Nel pieno della campagna presidenziale, mentre Marine Le Pen promette di ripristinare il diritto alla pensione completa a 60 anni, Jean-Marie Le Pen si dichiara favorevole all’innalzamento dell’età legale a 65 anni. Tornerà sull’argomento nella sua intervista a Rivarol in pubblicazione il 9 aprile: “Ho cercato di spiegare a Marine Le Pen e ai suoi consiglieri che si è trattato di un errore. È ridicolo chiedere la pensione a 60 anni quando io, a capo del FN, per decenni, l’ho chiesta a 65! Ero in anticipo, anche se i tedeschi adesso hanno 67 anni! »

30 luglio 2011: l’“incidente” di Breivik e l’“ingenuità” della Norvegia

All’epoca della strage di Oslo, perpetrata da Anders Breivik, condannò Marine Le Pen “Atti barbari e codardi”. L’ex uomo forte del partito, dal canto suo, evoca il“incidente di un individuo che, sotto l’influsso di una follia, anche temporanea, comincia a massacrare i suoi concittadini”. Incolpa la Norvegia, a “piccolo paese amichevole […] che non ha tenuto conto del pericolo globale rappresentato dall’immigrazione massiccia, che sembra essere la causa principale nella mente di questo pazzo assassino..

All’epoca, la presidente del FN si rifiutò di condannare le affermazioni di suo padre e si limitò, in un comunicato stampa, a denunciare un “ripresa politica” da sinistra.

22 aprile 2011: il caso del saluto nazista

Il 25 marzo 2011, il sito web di Nuovi Obs pubblica la foto di un candidato del Fronte nazionale alle elezioni cantonali, Alexandre Gabriac, che mima il saluto hitleriano davanti a una bandiera nazista. Convocato dalla commissione conflitti del partito, il giovane di 21 anni ha ricevuto un semplice rimprovero. Ma Marine Le Pen, presidente del partito da gennaio, ha deciso di escluderlo.

Dopo Bruno Gollnisch, Jean-Marie Le Pen contesta la scelta della figlia su LCI: “Penso che sia stata una reazione rapida e forse non aveva tutte le informazioni. […] A mio avviso non vi è alcun motivo di esclusione. » Pochi giorni dopo, Marine Le Pen ha confermato la sua decisione. Si tratta del primo disaccordo pubblico tra padre e figlia da quando quest’ultima è diventata leader del partito.

>Marine e Jean-Marie Le Pen, nell'aprile 2010.>

Marine e Jean-Marie Le Pen, nell'aprile 2010.

Marine e Jean-Marie Le Pen, nell’aprile 2010. CHRISTOPHE ENA/AP

2008-2009: Marine Le Pen si dissocia da suo padre sulla questione del “dettaglio”

Nel maggio 2008, poi nel marzo 2009, Jean-Marie Le Pen ha ribadito le sue osservazioni del 1987 sulle camere a gas, che considerava “un dettaglio di storia”. Marine Le Pen, che all’epoca era una delle figure in ascesa del partito, lo assicurò “non condivide la stessa visione su questi eventi” di suo padre. Allora vicepresidente del Fronte Nazionale, afferma di non farlo “non pensare” che sono le camere a gas “un dettaglio di storia”mentre difendeva suo padre dall’avere “non ha mai negato nessuno degli eventi della Seconda Guerra Mondiale”.

Quando Marine difende Jean-Marie

Se Marine Le Pen si è dissociata dal padre su un certo numero di argomenti, accade spesso anche che chiuda un occhio su altre dichiarazioni di Jean-Marie Le Pen.

Così, dopo la morte di Nelson Mandela nel 2013, il presidente del FN ha accolto con favore un “figura di pacificazione”che Jean-Marie Le Pen aveva voluto incontrare nel 2002. Dimenticava di sfuggita che suo padre, nel 1990, aveva definito il presidente sudafricano un “terrorista” e ha dichiarato che il suo rilascio non era avvenuto “né commosso né felice”.

Nel maggio 2014, quando Jean-Marie Le Pen affermò di poterlo fare “sistemarsi” il problema di “esplosione demografica” grazie a «Mons. Ebola»riferendosi alla febbre infettiva che ha causato più di 10.000 morti in Africa, Marine Le Pen afferma che i commenti di suo padre erano “distorto”.

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