La pittura, come i fumetti, è un’arte ingiusta. Alcuni prendono la luce, altri rimangono nell’ombra. I pittori entrano nella storia quando le loro muse si perdono nell’oblio. I lettori aspettano ore in fila per ottenere l’autografo di un fumettista, per poi rimanere delusi quando scoprono di aver incontrato solo lo sceneggiatore. Che valore ha una parola gentile sul frontespizio quando speravi in un disegno?
La mostra “Julie Birmant. Le erbe selvatiche”, ad Angoulême, alla fine di gennaio, non permetteranno sicuramente di riparare tutte le ingiustizie. Ma almeno metterà in risalto il lavoro di una sceneggiatrice tanto talentuosa quanto modesta, Julie Birmant, 50 anni, vincitrice del premio René Goscinny come miglior sceneggiatore, nel 2024, per il primo volume della sua trilogia su Dalì, Prima del Galà (Dargaud, 2023). La locandina dell’evento è disegnata dal collega illustratore Clément Oubrerie, 58 anni, coautore della serie in otto volumi. Aya di Yopougon (Gallimard). Rappresenta una donna immensa, con i capelli al vento, che accoglie sulle sue ginocchia un minuscolo pittore. “All’inizio Clément aveva disegnato questa ragazza con gli occhi chiusi, gli ho fatto notare che non capivamo che fosse lei l’eroina. Lo ha ridisegnato ad occhi aperti”dice Julie Birmant, a metà dicembre 2024, quando la incontriamo a Parigi, negli uffici di Dargaud. Ciononostante assicura che “Lesherbes Fales” è, nella sua mente, a “mostra per due persone, quella di una donna e di un’artista”.
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